Stupro di Guidonia, i 4 romeni condannati a 16 anni di galera
Le «belve» dello stupro di Guidonia dovranno restare in gabbia 16 anni. Questa la pena inflitta ieri dal giudice per l'udienza preliminare di Tivoli, Elvira Tamburelli, ai quattro romeni accusati di violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona, lesioni e rapina aggravata a mano armata per quella notte da «arancia meccanica» del 21 gennaio scorso in via della Selciatella ai danni della giovane coppia di Colle Fiorito. Ai due fratelli Lucian e Ciprian Trinca, insieme a Mirel Huma e Marcel Cristinel Coada, tutti in un'età compresa fra i 20 e i 24 anni, non è bastato presentarsi in aula chiedendo il perdono delle vittime e dell'Italia, insieme al rito abbreviato. Perché le richieste del pubblico ministero Filippo Guerra, «scontate» della riduzione di un terzo della pena prevista per il rito abbreviato (il calcolo, partito da 24 anni di reclusione, si era infatti fermato a 16), sono state accolte in toto dal Gup. «Sì, purtroppo non sono state riconosciute le attenuanti generiche che avevamo richiesto - commenta il difensore dei romeni, Fabrizio Ballardini - sia per lo stato di incensuratezza degli imputati che per la collaborazione da loro prestata sin dall'arresto. Confidiamo nell'appello, anche se gli imputati sono serenamente consapevoli dell'efferratezza dei crimini che hanno riconosciuto chiedendo perdono alle vittime». Ma i due fidanzati di 21 e 24 anni, che quella notte si erano appartati dentro l'auto in un'antica strada romana di Guidonia, non hanno mai ricevuto le lettere di scuse che i quattro romeni, rinchiusi nei penitenziari di Viterbo, Frosinone, Rebibbia e Velletri dal 25 gennaio scorso, dicono di aver scritto insieme ai cappellani del carcere. E a questo punto poco importa «se è stato un modo per intenerire il giudice, perché non ci sono riusciti - commenta il legale della giovane coppia, Antonio Todero - quanto ai due ragazzi era davvero difficile chiedergli di concedere un perdono dopo tutto quello che hanno passato». I quattro romeni, infatti, dopo aver picchiato il ragazzo e averlo chiuso nel bagagliaio della sua macchina avevano violentato più volte e a turno la ragazza 21enne. Ora, neanche un anno dopo quella tragica notte, ecco la sentenza di condanna. «Onestamente possiamo dire che è una sentenza esemplare. È vero, noi in dibattimento avevamo chiesto una pena ancor più dura, ma sapevamo che era tecnicamente difficile ottenere oltre - commenta l'altro avvocato della coppia, Ludovica Ludovici - Certo, nessuna pena potrà togliere quanto hanno loro sofferto. Noi temevamo una Caffarella bis, invece qui è stata fatta giustizia». Pochi mesi fa la sentenza per lo stupro nel parco romano, sempre a opera di due romeni, non era andata infatti oltre gli 11 e i 6 anni di reclusione, mentre per il caso di Guidonia è stata inflitto ai quattro imputati anche il pagamento di una provvisionale di 50 mila euro e una multa di 8 mila euro. Ma nel conteggio della pena ha influito più la rapina aggravata, per la quale sono previste pene fino a 20 anni di carcere, che non il reato di violenza sessuale di gruppo, per il quale non si va oltre i 12 anni. «È proprio così, ed è quantomeno anacronistico, speriamo che questo caso serva a far rivedere dai legislatori l'istituto della violenza sessuale di gruppo», aggiunge l'avvocato Ludovici. Sarà invece giudicato con il rito ordinario il 22 giugno per favoreggiamento e resistenza a pubblico ufficiale Goia Mugurer. La posizione di un altro romeno, Anton Barbu, accusato sempre di favoreggiamento, sarà invece stralciata in un altro rito ordinario per un difetto di notifica nell'udienza preliminare. I due romeni, da fine novembre a piede libero per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva, sono accusati di aver tentato di aiutare i quattro connazionali a fuggire. Una fuga disperata a bordo di una vecchia Bmw 318, che terminò al casello di Tivoli dell'autostrada Roma-L'Aquila all'una di notte del 24 gennaio scorso grazie alle indagini, effettuate con l'ausilio delle intercettazioni telefoniche, svolte dai carabinieri della compagnia tiburtina e del gruppo di Frascati. Il più giovane degli imputati, l'unico che parla un po' di italiano, fu il primo a confessare, mentre gli altri furono più che altro incastrati dalla comparazione tra il loro Dna e quello ricavato dalle tracce biologiche lasciate sull'auto della ragazza e del suo fidanzato. Ora per i quattro romeni si aprirà anche l'altro capitolo dei risarcimenti, come quello richiesto dal Comune di Guidonia che si è costituito parte civile avanzando la richiesta di un indennizzo di 500 mila euro. «La provvisionale comminata è già importante, ci riteniamo soddisfatti dell'intera sentenza - dice il legale del Comune, Pietro Nicotera - Ora spetterà al giudice civile decidere, in separata sede, l'ammontare del risarcimento».