Chi non supera i 12 mila euro l'anno non pagherà l'addizionale dell'Irpef
I più sfortunati che non sono riusciti a fare neanche «12» nella schedina dell'Irpef continueranno a non vincere nulla, però d'ora in poi quantomeno non pagheranno le imposte. Anche se, per adesso, riguardano solo quelle di competenza municipale: il nuovo «regolamento per l'applicazione dell'addizionale comunale Irpef», varato nell'ultima seduta del Consiglio comunale di Tivoli, ha infatti deciso che l'imposta non è dovuta se il reddito complessivo determinato ai fini Irpef non supera l'importo di 12 mila euro. Una misura che arriva dopo «gli incontri tenutesi nei mesi scorsi dove le organizzazioni sindacali facevano presente all'amministrazione comunale di Tivoli le problematiche inerenti la grave situazione di crisi e il conseguente crescente disagio e le difficoltà finanziarie dei cittadini a basso reddito», fanno sapere le segreterie di Cgil Roma Est e di Cisl e Uil Tivoli. E l'abbattimento disposto ora da Palazzo San Bernardino soddisfa le organizzazioni sindacali: «È la prima volta che l'amministrazione tiburtina stanzia risorse di bilancio per esonerare dal pagamento dell'addizionale comunale una parte di cittadini in situazione di disagio economico e sociale. Pensiamo inoltre che tale delibera rappresenti una risposta concreta dell'amministrazione per le fasce più deboli della popolazione, pur consapevoli che tale atto non risolve i problemi della effettiva difficoltà economica e sociale di questi cittadini a basso reddito», commentano i sindacati confederali Cubeddu, Andruccioli e Alfonsi. Nella precedente manovra comunale l'amministrazione ricorda d'aver già varato in bilancio l'aumento degli stanziamenti «del 3 per cento nel settore sociale insieme al contenimento, per la parte di nostra competenza, degli effetti connessi con la devastante crisi generale». Ripercussioni economiche che si sono fatte sentire: nei mesi scorsi la Croce Rossa di Tivoli ha dovuto lanciare un Sos per una raccolta a favore degli indigenti. Il Comitato locale distribuisce pacchi viveri e indumenti di supporto ogni giovedì, ma le scorte non bastavano più. Così ha deciso di lanciare un appello ai cittadini per raccogliere derrate alimentari, scarpe e indumenti invernali da poter consegnare a «nuclei con un reddito certificato non superiore ai duemila euro l'anno». In questa fascia di povertà sono già «circa 500 famiglie del comprensorio» a essere assistite dal comitato locale della Cri. Anche la Caritas diocesana negli ultimi due anni si è vista quasi raddoppiare la richiesta dei pacchi viveri, con gli italiani che sono passati da poco più della metà (il 57%) a ben i due terzi (66,9%) nella folta schiera multietnica dei richiedenti. Una situazione che ha portato il vescovo Mauro Parmeggiani, dall'agosto scorso, ad aprire una nuova mensa per i poveri della diocesi sotto il palazzo della Curia.