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Open bus, resta la solita giungla

Le fermate dei bus turistici su via del Tritone

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Rosso, arancio, bianco, giallo, azzurro, verde chiaro e verde scuro. Sono solo i colori degli Open bus che da un paio di anni a questa parte hanno praticamente invaso la capitale. I numeri parlano da soli: 53 licenze rilasciate e 16 operatori. Una vera e propria giungla, considerando soprattutto il fatto non secondario che effettuano tutti lo stesso percorso o comunque con varianti talmente irrisorie da renderle vane. Oltre al 110 Open di Trambus, che gestisce anche l'Archeobus, ci sono: Roma Cristiana, Ciao Roma, Arrivederci Roma, Sightseeing tour, Rome Hop-on Hop-off, il Bus'n Boat, Green Line tours. E tanti altri di cui si fa fatica a ricordare nomi e percorsi. I prezzi sono standardizzati, il costo medio di un biglietto è di 20 euro con validità di 24 ore. Il sistema è ormai noto, considerando che questo pratico sistema di visita turistica è consolidato in tutte le grandi città europee e mondiali: si acquista il biglietto, valido per uno o due giorni, si sale e si scende nelle fermate stabilite per quanto tempo si vuole. A parte qualche variante per attirare il turista, praticamente ogni linea di open bus segue lo stesso percorso o comunque compie le stesse tappe: stazione Termini, Santa Maria Maggiore, Colosseo, piazza Venezia, piazza Navona, San Pietro, Castel Sant'Angelo, Musei Vaticani, piazza di Spagna/Ara Pacis, Fontana di Trevi, piazza Barberini. E spesso nei dintorni del Vaticano, così come in via Cavour ci si ritrova con tre, quattro open bus incolonnati. Al di là del colore che danno alle strade capitoline non si comprende il proliferare dei bus a due piani. Ancora, oltre al traffico, i marciapiedi e le piazze sono letteralmente «invasi» dalle paline. Ognuna di esse, dal colore corrispondente ad ogni singola linea di open bus, riporta fedelmente il percorso. Poche invece quelle che hanno esposto sulla palina stessa anche il prezzo del biglietto. Non è difficile dunque ritrovarsi il marciapiede invaso da paline multicolore che si confondono anche con quelle del trasporto pubblico, spesso doppie nella versione "cartacea" ed elettronica. Un problema di decoro, oltretutto. Inoltre, la normativa che disciplina queste linee di trasporto, da definirsi «di linea», risulta carente sotto diversi punti. «È evidente che ci sia un problema legato soprattutto al decoro urbano - spiega l'assessore capitolino alla Mobilità, Sergio Marchi - e che necessita un regolamento chiaro e certo. Del resto, questo tipo di trasporto è in regime di proroga da troppo tempo. Prima però dobbiamo pensare al piano pullman che spero di portare in giunta entro la fine dell'anno. Dopo, anche in virtù di una sorta di sperimentazione del nuovo piano pullman, penseremo a regolamentare anche il settore degli open bus».

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