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Da Gaza all'Umberto I per curarsi

Il Policlinico Umberto I di roma

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Muath piange sul volo che lo porta in Italia perché gli manca già la sua mamma. Poi in braccio a papà Ahmed, in auto verso il Policlinico, finalmente si addormenta. Per questo bimbo palestinese malato di appena un anno e 4 mesi, si sono abbattuti muri che dividono umanità da decenni, si sono infranti silenzi assordanti. Viene da Gaza Muath, mesi fa i medici gli hanno diagnosticato un tumore al fegato: nessuna speranza di essere curato in un paese isolato dal resto del mondo da filo spinato e valichi. Ma l'associazione umanitaria A.n.g.e.l.s. (www.loveangels.it), che lotta per garantire cure mediche a bimbi provenienti da zone di guerra, non ci è stata. Bisognava portare via il piccolo da lì. Da settembre è iniziata la battaglia. Appelli disperati ad ambasciate e ministeri, pianti solitari fuori da uffici che non si aprono. «Poi 24 ore fa il miracolo, – racconta la vicepresidente e portavoce di Angels Benedetta Paravia – arriva il permesso di espatrio di Israele grazie all'intervento in prima persona del ministro degli Esteri Franco Frattini». Dal consolato italiano vanno a prendere Muath e il padre, li portano a Tel Aviv e da lì, ieri sera, all'aeroporto di Fiumicino, destinazione Umberto I dove, nel reparto oncomatologico, la dottoressa Anna Clerico aspettava già il suo piccolo paziente. «Vedere la mamma Ebetisam separarsi dal bambino attraverso il valico è stato straziante – aggiunge Benedetta – ma ancora più commovente è stato il commento di Ahmed, che ha rassicurato la moglie dicendole di non voler approfittare della generosità altrui e di non voler creare troppi problemi. Una dignità incredibile». Il bimbo verrà visitato per verificare se sia necessario un trapianto o altre terapie e rimarrà in Italia tutto il tempo necessario.

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