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Milingo: dopo la scomunica ridotto allo stato laico

Milingo

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Milingo è stao "spretato". Dopo la scomunica, la Santa Sede ha ridotto allo stato laicale l'ex arcivescovo di Lusaka protagonista, già con Wojtyla, di una rocambolesca vicenda che lo portò a sposare una donna sud-coreana, ad aderire alla setta di Moon e a far propria la causa dei preti sposati. Il presule ha continuato, nel corso degli anni, a nominare dei vescovi. Motivo per il quale ora Benedetto XVI ha deciso le "dimissioni dallo stato clericale".   "Da diversi anni la Chiesa segue con particolare sofferenza gli sviluppi legati agli incresciosi comportamenti dell'Arcivescovo emerito di Lusaka, Emmanuel Milingo", si legge in una nota pubblicata oggi dalla sala stampa vaticana. "Numerosi sono stati i tentativi intrapresi per riportare il Sig. Emmanuel Milingo alla comunione con la Chiesa Cattolica, cercando anche forme adeguate per consentirgli di esercitare il ministero episcopale, con un coinvolgimento diretto da parte dei Sommi Pontefici Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che personalmente e con spirito di paterna sollecitudine seguivano il Sig. Milingo". "In questa triste vicenda - prosegue la nota - già nell'anno 2001 egli si era trovato nella condizione di irregolarità a seguito dell'attentato matrimonio con la Signora Maria Sung, incorrendo nella pena medicinale di sospensione (cfr cann. 1044 1, n. 3; 1394 § 1 C.I.C.). Successivamente si era posto a capo di alcune correnti per l'abolizione del celibato sacerdotale e non mancava di moltiplicare i suoi interventi nei mezzi di comunicazione sociale, in aperta ribellione ai ripetuti interventi della Santa Sede e creando grave sconcerto e scandalo nei fedeli. In particolare, il 24 settembre 2006 il Sig. Milingo aveva effettuato a Washington l'ordinazione di quattro vescovi senza mandato pontificio". "Egli - si legge ancora nella nota vaticana - incorse pertanto nella pena della scomunica latae sententiae (can. 1382 C.I.C.), dichiarata dalla Santa Sede il 26 settembre 2006 e che rimane in vigore. Purtroppo il predetto Sig. Milingo non ha dato prove dello sperato pentimento in vista del ritorno alla piena comunione con il Sommo Pontefice e con i membri del Collegio episcopale, ma ha continuato nell'esercizio illegittimo degli atti dell'ufficio episcopale, attentando nuovi delitti contro l'unità della santa Chiesa. In particolare - sottolinea la Santa Sede - nei mesi scorsi egli ha proceduto ad alcune nuove ordinazioni episcopali. Tali gravi delitti, recentemente accertati, che sono da ritenere segno comprovante della persistente contumacia del Sig. Emmanuel Milingo, hanno costretto la Sede Apostolica ad aggiungergli l'ulteriore pena della dimissione dallo stato clericale". "Secondo il disposto del can. 292 del Codice di Diritto Canonico l'ulteriore pena della dimissione dallo stato clericale, che ora si aggiunge alla grave pena della scomunica, comporta le seguenti conseguenze: la perdita dei diritti e dei doveri connessi allo stato clericale, eccetto l'obbligo del celibato; la proibizione dell'esercizio del ministero, salvo il disposto del can. 976 del Codice di Diritto Canonico per i casi di pericolo di morte; la privazione di tutti gli uffici, di tutti gli incarichi e di qualsiasi potestà delegata, nonché il divieto di utilizzare l'abito ecclesiastico. Di conseguenza, risulta illegittima la partecipazione dei fedeli ad eventuali nuove celebrazioni promosse dal Sig. Emmanuel Milingo. Si deve rilevare che la dimissione dallo stato clericale di un Vescovo è un fatto del tutto eccezionale, a cui la Santa Sede si è vista costretta per la gravità delle conseguenze che derivavano per la comunione ecclesiale dal susseguirsi di ordinazioni episcopali senza mandato pontificio; la Chiesa conserva tuttavia la speranza nel suo ravvedimento".

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