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La basilica nata sulla casa del Papa mago

La basilica di San Gregorio Magno

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Un interno ad impianto basilicale, costituito da tre navate, denuncia gli ammodernamenti architettonici e le forme declinate secondo il gusto settecentesco dovuto ai rimaneggiamenti ad opera di Francesco Ferrari. Ha una storia antichissima, così come tutti gli edifici sacri di Roma, la chiesa di San Gregorio Magno edificata proprio sulla casa paterna del santo pontefice a cui è dedicata. Gregorio Magno, santo e pontefice è entrato nella storia accompagnato da leggende: la prima risale alla sua elezione nel novembre del 590 quando infuriava una epidemia di peste. Gregorio Magno organizzò una processione quando apparve l'arcangelo Gabriele che si posò sul mausoleo di Adriano che poi diventò appunto Castel S. Angelo. L'altra leggenda vuole che Gregorio Magno richiamò in vita l'imperatore Traiano per purificarne l'anima e battezzarlo. Tornando alla chiesa del Celio, essa fu costruita in piena epoca paleocristiana, trova, tuttavia, il suo assetto definitivo nella seconda metà del Seicento in cui più architetti intervengono nella definizione dell'organismo complessivo. Gian Battista Soria, ad esempio, modella la facciata e la scalinata di accesso; che, superato il pronao, introduce nel porticato. Nell'elegante organizzazione spaziale del deambulatorio spiccano i vari sepolcri di ottima fattura eseguiti tra la fine del Cinquecento e i primi anni del Secolo d'Oro. Splendida la volta con l'affresco raffigurante «la Gloria dei San Gregorio» di Placido Costanzi. In fondo alla navata destra, prende vita un ricco apparato decorativo: la «Cappella di San Gregorio» con il paliotto dell'altare arricchito da tre bassorilievi del Quattrocento; a lato, la stanza del Pontefice con il seggio episcopale e il gradino per il letto. Di grande interesse per la matericità pittorica e il linguaggio cromatico scelto è la «Cappella Salviati»: cappella, questa, edificata da Francesco da Volterra su disegno di Carlo Maderno con una Madonna di scuola bizantina del tredicesimo secolo; che, stando alla tradizione tramandata, parlò a San Gregorio. Il prospetto, con il suo pronao, è impostato secondo uno schema e uno stilema di architettura semplice e raffinata, in cui si nota, benché l'epoca assai diversa, l'influenza degli artisti del tardo Umanesimo, almeno nella parte bassa della facciata. I tre vani allineati, infatti, o meglio le tre cappelle, fatte erigere dal Cardinale Cesare Baronio, esprimono in maniera sobria identità, tradizione e innovazione della nuova cultura che avanzava nella città eterna. Quella al centro, dedicata a Sant'Andrea, vede la presenza di nomi assai significativi nel panorama artistico. Progettata da Flaminio Ponzio, è decorata con affreschi del Domenichino e di Guido Reni. La cappella sorge, probabilmente, ma mancano, tuttavia, fonti attendibili che possano suffragare questa tesi, sul primitivo oratorio di San Gregorio. Stesso gusto e stessi autori per il vano di destra in onore di Santa Silvia, eretto nel 1608. Qui, un soffitto ligneo dialoga con la statua della santa scolpita da Nicola Cordier, mentre nell'abside riverbera di luce il celebre «Concerto d'Angeli» firmato da Guido Reni. A sinistra, invece, la Cappella di Santa Barbara è stata interamente affrescata da Antonio Viviani. All'interno, è conservato il grande piano marmoreo sorretto da antichi piedistalli attorno al quale il Papa Gregorio amava riunire ogni giorno dodici poveri della città in modo tale che partecipassero alla sua mensa.

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