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La ribellione dei "ciceroni"

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Turisti e guide al Colosseo

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Non è un pomeriggio affollato al Colosseo: poche guide turistiche che accompagnano gruppi di stranieri in visita al monumento simbolo della capitale. Bandierina che sventola, tesserino di riconoscimento in qualche caso appuntato sulle giacche a vento e sui piumini in una giornata decisamente fredda. «Ci si sta preparando alla grande manifestazione di domani», sussurra una guida che sta accompagnando una decina di giapponesi, «per questo oggi c'è meno caos del solito». La parola d'ordine è essere presenti in piazza Santi Apostoli stamattina alle 10,30 per dire «no» alla proposta del Governo di trasformare le guide turistiche provinciali-regionali in nazionali. «Mi chiedo il perché di questo provvedimento – dice Amedeo De Falco, che sta raggiungendo la fermata metro Colosseo in testa ad un gruppo di indonesiani in visita a Roma – che va contro il concetto stesso di guida. È sbagliato pensare che questa professione non abbia una specificità con il territorio di appartenenza». Sono persone che hanno studiato tanti anni per diventare guide professionali, in molti casi laureati, tutti in grado di parlare correttamente almeno tre, quattro lingue. «Sono sempre stata a Roma – è la risposta di Patrizia Cocco, altra guida impegnata ieri pomeriggio a spiegare le bellezze del Colosseo ad un gruppo di spagnoli – conosco alla perfezione questo territorio, sa che ci sono 500 chiese in questa città? Come si può pensare che una guida proveniente da un'altra città sia in grado in poco tempo di avere queste conoscenze?». Storie di donne e di uomini che accusano negli ultimi anni la crisi, il calo del turismo e l'aumento degli abusivi. E c'è anche chi teme per il proprio lavoro, dopo tanti anni passati sui libri a studiare. «Ci sarà ancora più concorrenza di prima», spiega Stefano Pace anche lui guida turistica a Roma da 10 anni. Parla correttamente russo, inglese, italiano e un po' di francese, non si lamenta di come gli è andato l'ultimo anno, «anche se molti colleghi non possono dire lo stesso», aggiunge. Ma è preoccupato per il futuro se questa proposta dovesse diventare legge. Stessa preoccupazione di Amelia, 30 anni di esperienza nel settore turistico, 10 di studio per diventare una guida, 4 lingue parlate correttamente. «Scusate non posso fermarmi a rispondervi – dice mentre continua a camminare alla testa di un gruppo di spagnoli – ma ci tengo a dire la mia visto che me lo chiede». Si allontana un po' dal suo gruppo quasi come non volesse farsi sentire: «Ho faticato per fare questo mestiere e ora ho paura che aumenti la concorrenza. Credo nella specificità della guida legata al territorio e non mi trasferirei mai in un'altra città perché il mio lavoro è qui».

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