I detenuti diventano spazzini
Saranno impiegati per il decoro urbano e piccole mansioni d'ufficio
La seconda «prova generale» si è svolta ieri ai Fori Imperiali e al Parco della Caffarella, dove 59 detenuti del carcere di Rebibbia hanno provveduto a ripulire le aree. Già a Ferragosto i detenuti di Rebibbia erano stati impiegati per il ripristino del decoro nei giardini di Val Padana e della stazione Santa Maria del Soccorso della linea B della metropolitana. Adesso le iniziative «spot» potrebbero diventare una realtà e trasformate in un sistema dal duplice obiettivo: reinserimento sociale dei carcerati e vantaggio economico per l'amministrazione. «Per noi iniziative del genere sono molto importanti - ha sottolineato Alemanno durante il sopralluogo di ieri al Foro di Cesare - non solo perché si riesce a dare un forte segnale di pulizia e di lotta al degrado ma anche perché si dimostra che il reinserimento di detenuti o di persone in semilibertà è possibile. Si può pensare a utilizzarli anche per alcuni lavori d'ufficio, come per esempio smaltire le pratiche in giacenza all'anagrafe. Inoltre, questo lavoro costa di meno all'amministrazione». L'idea è stata accolta con favore dal responsabile del Dipartimento penitenziario del ministero della Giustizia, Sebastiano Ardita, secondo il quale si potrebbero individuare i detenuti idonei al lavoro esterno attraverso un bando interno al carcere. «Non sono molti, potrebbero essere una trentina le persone idonee a svolgere il lavoro esterno», sostiene Ardita. L'Ama, da parte sua, ha dato ampia disponibilità, anche perché la squadra di decoro urbano «conta oggi circa venti addetti», ricorda l'ad Franco Panzironi. L'azienda capitolina inoltre si occuperebbbe della formazione dei detenuti, oltre che della fornitura dei mezzi. Subito dopo Natale si aprirà un tavolo tecnico per mettere a punto i dettagli della convenzione che potrebbe mettere a sistema l'utilizzo di detenuti nel decoro urbano già dalla primavera.