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Tre famiglie per bene distrutte dal dolore

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Ilsindaco di Castel Madama, Giuseppe Salinetti, ha la voce spezzata dal dolore dopo un'intera giornata passata in piazza, fra i suoi concittadini, "per carcare di capire le ragioni di questo fatto enorme, drammatico. Ora proveremo ad incontrare anche i genitori di queste famiglie distrutte dal dolore. Conosco bene il padre di Stefano, che è stato un dipendente comunale prima di passare all'Enel, ma anche gli altri genitori, tutti impegnati nella scuola e nell'associazionismo culturale. Insomma, sono famiglie per bene, non è una storia che nasce né da emarginazione né da degrado", tiene a precisare il primo cittadino di Castel Madama. Ma le reazioni di questo piccolo centro di settemila anime "sono ancora troppo contrastanti, ed è un elemento che mi preoccupa - conclude il sindaco Salinetti - vedremo di intavolare subito un dialogo per recuperare compostezza e il nostro senso di comunità». Anche il parroco della cittadina, don Franco Pelliccia, è ancora incredulo per l'accaduto: «fatico davvero nel trovare le parole». Castel Madama «è come ripiombata nel 1988, è lo stesso sconforto incredulo e mesto», ripetono in piazza ricordando il ventunesimo anniversario della morte del vicebrigadiere Renzo Rosati. Il militare fu ucciso nel a 26 anni, da tre colpi di pistola esplosi da due giovani castellani sorpresi su un motorino rubato. Il militare era originario di Assisi, mentre i protagonisti di questa vicenda sono tutti e tre castellani e li conoscono tutti. «Tre ragazzi per bene» che, come i loro compaesani, gravitano spesso intorno alla centralissima pasticceria di via Roma, punto d'incontro obbligato per chi tira tardi fra il giardinetto e la sala giochi. Nella pasticceria lavora Simona, la ragazza finita nella contesa tra il 18enne Jonathan e il 26enne Stefano. «È una ragazza semplice, molto carina e sempre cordiale - dice una giovane amica - ed è la terza vittima di questa triste storia». Ant. Sbr.

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