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Effetto cortei strade come latrine

Manifestazione a Roma

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Dopo due giorni di «sequestro», la vita nei quartieri coinvolti da 48 ore di cortei e proteste tornano, lentamente, a vivere come si dovrebbe in una città normale, nell'attesa che finalmente scatti quella tregua nataliza siglata dal prefetto Pecoraro dai sindacati, tranne la Cgil. Un mese di pace più che meritata per residenti, commercianti e pendolari dei quartieri Centro, Esquilino, Termini, San Giovanni e, a ricaduta di tutto il quadrante circostante, ovvero Tangenziale est, Porta Maggiore, Appia Nuova, Cristoforo Colombo. Ci si è svegliati da un incubo durato quarantotto ore. Un incubo fatto di strade interdette, cori, trombe di trattori, musica a volumi insostenibili anche nelle ore in cui sarebbe vietato con un disagio che nessuno considera mai, ovvero dei neonati o degli anziani malati che abitano nelle case «sequestrate» dai cortei. E questo è solo l'inizio. Il passaggio di una manifestazione implica la chiusura del percorso autorizzato a volte anche un'ora prima dell'arrivo dei manifestanti. Da quel momento è impossibile uscire di casa se non a piedi. La calma prima della tempesta. Che poi, inesorabile, arriva: è il «popolo dei cortei». Bevono birra, cantano, ballano, mangiano e come uno tsunami lasciano tutto dietro di loro. Bottiglie, lattine, carte, buste di plastica, cartelli, striscioni, bandiere che non servono più. Molti negozi abbassano le saracinesche o non aprono proprio per paura di «blitz» di gruppo o, come accaduto il mese scorso in via Cavour, di quegli atti vandalici che significano dover rifare una vetrina, o ripitturare una saracinesca. Ancora, il «popolo dei cortei» non usa la toilette. Preferisce infilarsi nelle piccole vie laterali dove liberarsi la vescica, non importa se sul muro, su un'auto in sosta, un motorino o un parcometro; rollarsi una canna, rompere bottiglie di vetro. Così, non solo le strade principali prese in ostaggio dal passaggio dei manifestanti, ma anche tutte le vie laterali, che diventano delle latrine a cielo aperto. E questo è accaduto per due giorni di seguito nello stesso quadrante. Un «assalto» durato appunto 48 ore. Una follia. Il tavolo per ridiscutere le regole per lo svolgimento delle manifestazioni, e dunque rivedere percorsi e giorni in cui far sfilare i cortei che si riaprirà a metà gennaio, dovrebbe imporre come regola numero uno quella di vietare cortei sullo stesso percorso per più giorni consecutivi. Il «sacrificio» di decine di migliaia di persone può essere chiesto, e sopportato, ma non per 48 ore consecutive. Altrimenti sarebbe più onesto parlare di un sequestro di cittadini, ovviamente di serie B.

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