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Riano, appello a vescovo e prefetto

Sequestrate 117 abitazioni abusive

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Tra una settimana è un anno che le 117 famiglie di Riano hanno la casa sequestrata. Ed è un mese che vivono con la paura quotidiana dello sgombero dopo la decisione del gip di Tivoli di rigettare le richieste di proroga. Ma i 400 residenti che subiscono gli effetti dell'inchiesta del pm Luca Ramacci per lottizzazione abusiva (le abitazioni avrebbero dovuto avere destinazione agricola) si sono mobilitati per scongiurare lo «sfratto». Hanno scritto al prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, per chiedere un incontro nel quale spiegare le loro ragioni e sperare in un intervento che consenta di non perdere le loro villette immerse nel verde. Al prefetto si era già rivolto il sindaco Nicola Regano per evitare una «grave emergenza sociale» che deriverebbe dallo sgombero di più di cento famiglie tra cui anziani e bambini. L'ultima tegola che si è abbattuta sugli abitanti è il blocco delle richieste di cambio di residenza per chi si è trasferito da poco e non ha ancora effettuato il passaggio. «Il Comune ha deciso di non rilasciarle più - racconta una residente - siamo trattati peggio degli immigrati, non abbiamo diritti e il processo non è nemmeno iniziato».  Intanto una delegazione è stata ricevuta da monsignor Gino Reali, vescovo della diocesi di Porto-Santa Rufina. In un colloquio durato più di un'ora il vescovo ha promesso il suo impegno a stare vicino a tutte le famiglie coinvolte. «Ci ha assicurato che pregherà per noi e che ricorderà la nostra situazione alla comunità in una delle prossime funzioni», racconta Maria Pia De Pascale, docente di Fisica e una dei residenti a cui è stata sequestrata casa. De Pascale ha comprato una villetta a Valle Braccia nel febbraio del 2002 e vive a Riano con la madre e i due figli: «Il problema più imminente è senz'altro lo sgombero - dice - ma oltre a questo aspetto c'è pure il fatto che rischiamo di perdere tutti i risparmi di una vita». E proprio per tutelare i loro interessi i residenti stanno raccogliendo gli atti di compravendita, ratificati da più di settanta notai, per cercare di trovare una via giuridica in grado di sanare la loro posizione. L'amministrazione comunale più volte ha fatto sapere di non avere intenzione di modificare il piano regolatore dal momento che non ritiene di aver commesso errori nel rilascio delle licenze edilizie. Ma la Procura non è dello stesso avviso. «Vorremo capire cosa ci aspetta - dice Stefania Di Nino del comitato dei residenti - ormai è un anno che siamo in queste condizioni. Gli enti preposti a vigilare ritengono di non aver sbagliato, e a pagarne le conseguenze siamo noi abitanti che abbiamo comprato casa seguendo tutte le procedure che ci sono state indicate».

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