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"Poveri" con barche e auto di lusso

Spese folli: i controlli dell'Agenzia delle Entrate

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{{IMG_SX}}Dichiaravano 1.000-1.500 euro al mese ma guidavano Ferrari, avevano ville e yacht. I finti poveri con beni di lusso finiti nella rete dell'Agenzia delle Entrate dall'inizio dell'anno sono 1.400. Grazie agli accertamenti della Direzione regionale sono stati recuperati 29 milioni sottratti al fisco. Un «tesoretto» pari a 87 milioni di maggiore imponibile venuto alla luce col sistema del «redditometro». Una tecnica molto semplice. In pratica, è stata raffrontata la ricchezza dichiarata dai «furbetti» con quella che emergeva dalla loro vita di tutti i giorni. È bastato effettuare controlli presso concessionarie di auto di lusso, capitanerie di porto e banche dati relative alle proprietà immobiliari per capire se il reddito corrispondeva o meno al reale tenore di vita. A volte gli ispettori hanno fatto visita anche ad alcuni maneggi per capire come fosse possibile essere proprietari di intere scuderie di cavalli quando lo stipendio era appena sufficiente ad arrivare in fondo al mese. Ogni volta che il raffronto è apparso «sospetto» sono partiti controlli più mirati. Il risultato sono, appunto, quei 29 milioni mai dichiarati. I finti poveri il più delle volte non facevano molto per nascondere la loro ricchezza. Viaggiavano su Porsche e Jaguar dichiarando una busta paga da operaio. C'era chi non arrivava neanche a diecimila euro di reddito all'anno nonostante possedesse sette negozi in centro. Come era possibile che chi diceva di guadagnare 600 euro al mese ne pagasse 800 per mantenere un cavallo? Per non parlare di chi era proprietario di tre immobili acquistati in soli due anni del valore di 540 mila euro, oltre a quattro veicoli tra auto e moto di lusso, e che denunciava solo 21 mila euro l'anno. O chi affrontava spese «folli» (130 mila euro) per premi assicurativi e per il pagamento di leasing per barche e auto ma dichiarava meno di 20 mila euro. In media è stato calcolato che ciascun contribuente colto con le mani nel sacco ha evaso imposte per circa 18.600 euro alle quali sono state applicate sanzioni per 16 mila euro. Il direttore regionale dell'Agenzia, Eduardo Ursilli, però ha annunciato che il giro di vite non si ferma di certo qui: «Intensificheremo i controlli nei confronti di coloro che presentano una capacità di spesa manifestamente incongruente con i redditi dichiarati». La caccia è ancora aperta.

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