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Fra i trans qualcuno mente

Gianguerino Cafasso il pusher morto del caso Marrazzo

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Le versioni non coincidono, almeno in un punto: Giangerino Cafasso. L'altra notte, in Procura la trans Jennifer, amante del pusher morto il 12 settembre in un hotel sulla Salaria, non ha detto le stesse cose che aveva riferito a verbale Natalie, il viado che il 3 luglio era con l'ex governatore Piero Marrazzo quando i carabinieri hanno fatto irruzione nella sua casa in via Gradoli 96. «Rino conosceva Natalie - ha sostenuto Jennifer al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Rodolfo Sabelli, che indagano sul presunto ricatto all'ex presidente del Lazio e sulla morte della trans Brenda nell'incendio nel suo appartamento in via dei Due Ponti la notte del 20 - Personalmente li ho visti insieme solo una volta, molto prima che succedesse questo scandalo, prima della vicenda Marrazzo del luglio scorso, ma per quanto ne so lui non era il pusher di Natalie, a lei non portava droga». Il 24 ottobre, invece, alla domanda degli investigatori del Ros dei carabinieri («Conosce Rino?», nome affettivo di Cafasso) Natalie ha risposto altro: «Lo conosco di nome, perché si dice, nell'ambiente, che portasse droga ai trans». Jennifer, inoltre, ha confermato ai magistrati le circostanze della morte di Cafasso, spiegando di non aver assunto la sera del 12 settembre la droga - eroina tagliata con alcune sostanze perché assomigliasse alla cocaina - «perché era amara», ma non ha aggiunto altri particolari. Cafasso l'avrebbe comprata da uno spacciatore nordafricano. E pare che il pusher non fosse solo un consumatore di cocaina, ma anche di eroina. Un dettaglio che si presta a più interpretazioni, mantenendo compatabili sia l'ipotesi per omicidio, sia per overdose. «Io e Rino eravamo fidanzati - ha spiegato Jennifer - e quando ero insieme con lui, non potevo prostituirmi, insomma non avevo clienti perché lui era molto geloso». Nelle prossime ore la trans potrebbe essere espulsa perché clandestina: i magistrati non sarebbero intenzionati a consentirle il soggiorno in Italia come persona informata sui fatti inerenti alle indagini, provvedimento adottato per Natalie.

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