La lettera: «E la casa non c'è più»

Ilgiudice lo ascoltò con molta benignità: prese vivissima parte al racconto: s'intenerì, si commosse: e quando il burattino non ebbe più nulla da dire, allungò la mano e suonò il campanello. (...) Poi disse: quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d'oro, pigliatelo dunque e mettetelo in prigione». (Collodi). Nel nostro caso, il gip, nel dar via allo sgombero, assicura che: «Il tempo trascorso di nove mesi è certamente congruo a limitare gli effetti negativi dello sgombero intimato», poi aggiunge: «Si curi l'esecuzione, tenendo conto, nei modi e nei tempi, delle diverse situazioni, particolarmente quelle afferenti le condizioni di salute degli istanti». Come se uno - dando per buono un sospetto di abusivismo che non lo concerne affatto - da un momento all'altro potesse pigliare tutte le sue cose, i suoi figli, il suo studio, in breve, tutta la sua vita e andarsene da un'altra parte, senza prima aver avuto il piacere di essere condannato con regolare processo. Ovvio che nessuno può ragionevolmente accettare una cosa del genere. Per essere più chiari: noi non abbiamo i mezzi per farlo. La verità è che sono stati undici mesi d'inferno, devastanti per la salute di tutti noi (il mio vicino è morto «casualmente» di infarto alla fine di agosto). Tuttavia le proroghe e il ricorso in Cassazione - che ovviamente eravamo sicuri di vincere - ci hanno regalato alcuni squarci di speranza in cui ci è parso di intravedere la praticabilità di una soluzione razionale a questa vicenda delirante. Così abbiamo tirato avanti finora attingendo al serbatoio delle risorse psicologiche di ognuno e inventando una normalità basata più sulle ragioni del buon senso che non sui fatti (sempre avversi ed incomprensibili). Con tale artificio, siamo riusciti perfino a lavorare (!). Ma poi le proroghe non sono state più concesse. Il ricorso è stato rigettato. Ed ecco che torna ad abbattersi su di noi, più concreta che mai, l'assurda minaccia. In questi giorni ci stiamo volgendo intorno convulsamente in cerca di qualcuno che ci difenda, in quanto persone normali che hanno semplicemente ed onestamente comprato casa». Felice M. Clemente e Laura Grasso, Riano, 14/11/2009