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Bianchini: "Io vittima di un complotto del Pd"

Arrestato il presunto stupratore di Roma (Foto Gmt)

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Luca Bianchini non ci sta. Non è lui «il terrore dei garage», lo stupratore seriale accusato di aver violentato tre donne anche in base all'esame del Dna. Prima ha chiesto che l'esame fosse ripetuto. Ieri, invece, all'agenzia di stampa Ansa è arrivata una lettera di sette pagine in cui il geometra detenuto la butta sulla politica. In parole povere, Bianchini sarebbe stato vittima di un complotto organizzato perché lui era a conoscenza della «macchina politico-affaristica» messa in piedi da alcuni politici del Pd della Capitale «per accumulare soldi in nero». L'ex segretario del circolo del Pd del quartiere Torrino fa riferimento a «gravi fatti politici» che risalgono alla campagna elettorale amministrativa del 2006. Nella lettera Bianchini afferma, facendo nomi e cognomi, che candidati del Pd romano si sarebbero messi in tasca i soldi raccolti nelle cene elettorali e che, perciò, il bilancio finale sarebbe stato falsificato. L'uomo afferma poi, sempre facendo i nomi di aziende e esponenti Pd, che ci sarebbe stato chi era economicamente sostenuto nella campagna elettorale da imprenditori nei confronti dei quali erano in corso battaglie politiche a sostegno di comitati di cittadini. Bianchini spiega che «tutto il contante liquido che veniva raccolto alle cene elettorali del maggio 2006, nel corso della campagna elettorale di Patrizia Prestipino (attualmente assessore al Turismo della provincia di Roma) alla presidenza del XII Municipio, invece di essere consegnato per la dovuta contabilizzazione, finiva direttamente nelle tasche di Riccardo Milana», ora senatore del Pd. Il presunto violentatore solitario sostiene che «fu praticamente imposto di presentare, a chiusura della campagna elettorale, un bilancio del comitato completamente falso, in quanto non erano stati contabilizzati la maggior parte dei liquidi versati raccolti alle cene». Pronta la replica di Riccardo Milana, che annuncia querela: «Sono ricostruzioni false, frutto di una mente malata e di quella di qualche cattivo consigliere. Mi spiace che Bianchini nella sua disperazione inventi storie, i crimini di cui è accusato sono talmente gravi che nessun ipotetico complotto può giustificarli. Non mi pare che alle cene siano stati raccolti soldi», conclude Milana. Nella lettera Bianchini tira in ballo anche Manlio Cerroni, presidente della Colari la società che gestisce la discarica di Malagrotta. Sostiene che Cerroni, «per interesse appoggiò la candidatura della Prestipino». La replica: «Io non conosco nessun Bianchini e non ho mai avuto rapporti con Patrizia Prestipino. La conosco solo perchè era presidente del XII municipio», spiega Cerroni. Che precisa: «Se ho appoggiato la candidatura della Prestipino? Ma per carità io voto anche altrove».

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