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Malati di reni, addio cibo gratis

Sanità

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È quanto prevede un decreto firmato ieri dal commissario ad acta della Sanità nel Lazio, Elio Guzzanti, che segue una delibera del Consiglio dei ministri dello scorso 28 ottobre. Nel decreto, che è in attesa di essere pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione, si legge che «la sospensione si rende necessaria per consentire la revisione dell'attuale normativa e rendere coerente la normativa regionale agli adempimenti previsti dal Piano di rientro». Una decisione che ha creato un forte contrasto col vicepresidente della Regione Montino, contrario al taglio. Sul piede di guerra le associazioni: «È una decisione che andrà a colpire i pazienti che tentano di ritardare l'ingresso in dialisi con l'uso dei prodotti aproteici, prescritti dai medici curanti, prodotti che hanno costi non accessibili a tutti», attaccano il segretario di Cittadinanzattiva-Tribunale del malato, Giuseppe Scaramuzza, e quello dell'associazione malati di reni del Lazio, Roberto Costanzi, in una lettera inviata oggi al commissario Guzzanti, esprimendo «preoccupazione per il decreto con il quale viene abrogata l'erogazione gratuita dei prodotti aproteici per malati di reni». «È vero che - aggiungono - l'erogazione dei prodotti aproteici non è inserita nei Livelli essenziali si assistenza (Lea) ma la nostra preoccupazione è che i Lea stiano diventando l'erogazione massima e non minima del servizio sanitario nazionale. Ci saremmo aspettati dal nuovo Commissario un intervento sui tantissimi sprechi, ma probabilmente è molto più semplice ridurre o eliminare pane, pasta e latte ai cittadini malati di reni». Scaramuzza e Costanzi pongono anche altri interrogativi: «Se costa molto di più un mese di terapia con la dialisi (oltre 2.500 euro) piuttosto che un mese di dieta aproteica (circa 200 euro) perché indurre i pazienti di fatto ad una dialisi precoce? Con la soppressione dell'erogazione gratuita è sufficiente che un paziente non in grado di comprarsi da solo i prodotti, smetta di curarsi per incrementare il costo del servizio sanitario regionale».

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