Braccio di ferro tra An e Fi per il potere nella Capitale
Mai due sono soltanto «simboli». Lo scontro, infatti, è tra le due anime del Pdl che nella città eterna non hanno ancora trovato un equilibrio. Un tempo nella Capitale esisteva soltanto An. Invece Fi era confinata in spazi angusti, a un passo dal confine con il centrosinistra. Tanto che nell'era veltroniana svariati capigruppo e consiglieri azzurri hanno fatto il salto della quaglia. Ma nel corso degli anni le cose sono cambiate e Forza Italia ha conquistato terreno, tanto da pareggiare il numero dei rappresentanti alla Pisana con An (peraltro in Consiglio regionale le due componenti sono ancora distinte). Ma le cose non sono cambiate granché. Soprattutto in Campidoglio. Non è casuale che tutti i vertici delle aziende municipalizzate (tranne una) siano in quota An. A questo punto l'unica trincea azzurra resta il ministero dei Beni culturali, da sempre un secondo Campidoglio. Basta pensare ai tempi in cui sindaco era Rutelli e ministro Veltroni o sindaco Veltroni e ministro Rutelli. Anche stavolta il risiko del potere romano non poteva trovare terreno più fertile nelle scelte urbanistiche. Il Comune dà il via libera a nuove costruzioni nell'agro romano (un milione e mezzo di metri cubi soltanto tra Laurentina e Ardeatina), il Ministero si mette di traverso e fa partire la procedura con cui stabilirà vincoli su questi terreni. Tutto secondo la legge, per carità, ma dietro le quinte il provvedimento della coppia Bondi-Giro ha il sapore di un «Pensavate che saremmo rimasti a guardare?». Dal canto suo Alemanno ha definito «incomprensibile questo nuovo e devastante attacco al piano regolatore generale». Parlava a Bondi e, soprattutto, a Giro che non è uno che le manda a dire. Se alla battaglia sull'agro romano si aggiunge la partita degli stadi della Roma e della Lazio, presentati con entusiasmo da Alemanno e «bocciati» (per assenza di progetti) dal sottosegretario ai Beni culturali, allora il quadro è completo. Resta ovviamente il rischio che in questo «confronto», a perdere sia, ancora una volta, la Capitale.