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Figli di usuraio «ereditano» credito, denunciati

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Lavicenda ha inizio quando un libero professionista a causa di un periodo di difficoltà economica decide di rivolgersi a un commerciante, F.M., che vanta la partecipazione a una fantomatica società appositamente istituita per sostenere, attraverso la concessione di prestiti, attività commerciali. I rapporti tra i due, nel corso degli anni si fanno sempre più stretti, fondandosi sulla reciproca stima e fiducia e il libero professionista, in più occasioni, si rivolge al suo «benefattore» che, a fronte del prestito concesso, trattiene la somma del 10% a titolo di interresse mensile non richiedendogli alcuna garanzia. Nel dicembre scorso l'uomo chiede e ottiene un nuovo prestito di 10 mila euro, che alla scadenza non viene restituito. F.M., allora, decide di telefonare al suo debitore informandolo di non poter aspettare, a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute e di aver fatto i conti dell'importo dovuto, circa 38 mila euro, che devono essere consegnati al figlio, F.C.. Dopo qualche tempo, alla morte di F.M., i due figli decidono di esigere la restituzione dell'intero credito. Stanco di subire continue minacce, il debitore decide quindi di rivolgersi alla polizia.

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