Botteghe storiche, nuove regole
Affittodei locali solo ad attività tutelate, sgravi fiscali ai proprietari che decidono di dare in locazione i propri locali alle attività artigianali, che verranno considerate «di pubblica utilità». È questa la cura individuata dal Campidoglio per interrompere l'agonia delle botteghe storiche capitoline che purtroppo già conta illustri vittime: l'ultima la fabbrica delle bambole della signora Cesaretti, chiusa ormai da mesi e ancora in attesa di un aiuto concreto da parte del Comune. Un'agonia che colpisce anche l'antica libreria Cascianelli, in largo Febo che vanta arredi di 150 anni fa e che è riportata persino nelle guide turistiche. Più volte oggetto di appelli, anche da parte di questo giornale, l'antica libreria rischia di chiudere per sempre a causa del caro affitti. Un «disco» che si ripete insomma, senza che finora siano stati individuati gli strumenti adeguati per salvaguardare gli antichi mestieri. Il bando comunale per la concessione di contributi ai negozi storici dovrebbe essere ultimato entro la fine del mese: 300 mila euro da assegnare con priorità alle botteghe storiche in affitto o intestatarie di mutuo. A ciascun «vincitore» verrà riconosciuto un sostegno massimo di 30 mila euro e comunque non oltre 50 mila euro. Tra le iniziative del Comune, anche quella del presidente della commissione Cultura, Federico Mollicone e del presidente dell'associazione Negozi storici, Stefano Biagini «adotta una bottega storica», ovvero trovare sponsor per far sopravvivere queste attività. Ora, la delibera che sta per approdare in Consiglio comunale, che dovrebbe finalmente fissare paletti attesi certamente da troppo tempo. «Prevediamo di portare in consiglio il più presto possibile una delibera che prevede degli incentivi per i proprietari che affittano a botteghe storiche, come la riduzione della fiscalità comunale - spiega il delegato del sindaco al centro storico, Dino Gasperini - inoltre le botteghe storiche diventano pubblica utilità dunque chi trasformerà un immobile per farne un'attività di altro tipo, utilizzando lo strumento del piano di recupero, dovrà tener conto dell'utilità pubblica delle botteghe storiche. Il Comune, in questo caso, può indicare che il 20% dell'attività sia destinata a pubblica utilità e quindi anche alle botteghe storiche». (foto Gmt)