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«Con la violenza i predatori marcano una terra di nessuno»

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.Oggi la stazione è diventata una struttura "introversa". Lo spazio esterno non ha funzioni. I predatori sono attratti da una terra di nessuno. Sentono il bisogno di marcare quel territorio con la violenza». Da più di vent'anni il sociologo Maurizio Fiasco studia i fenomeni criminali e la sicurezza a Roma. E non ha dubbi: per capire la rapina-massacro di Termini bisogna innanzitutto comprendere in quale luogo ci troviamo. Quella è una zona affollata, ci sono telecamere e forze dell'ordine. Non basta a scoraggiare i delinquenti? «A Termini c'è stato un grande investimento in termini di security. Paradossalmente, però, non è sufficiente. La parte interna della stazione è un luogo. Lo spazio esterno, invece, non è stato riorganizzato in funzione della sicurezza». Cosa manca? «Quel marciapiede dove è avvenuta l'aggressione è uno spazio di transizione senza qualità. La vittima deve avere provato una sensazione di agorafobia. Lì intorno una volta c'erano botteghe, servizi e piccole imprese. Attività che sono state delocalizzare creando uno spazio pubblico senza continuità». Quindi è colpa del luogo? «In un certo senso. Gli aggressori lo percepiscono un territorio da marcare. La sproporzione della violenza non è solo strumentale, ma espressiva. Si appropriano di quello spazio di cui la vittima è parte integrante». In che senso? «La parte offesa è uno straniero. I delinquenti lo hanno percepito come preda ignara in uno spazio vuoto. Era predestinato». Ciò che colpisce è l'indifferenza degli "spettatori"... «Non c'è da stupirsi. In presenza della folla il singolo non interviene. Preferisce rinviare agli altri la responsabilità. La vittima cerca aiuto nelle braccia soccorritrici e, invece, trova la saracinesca calata». In che direzione sta andando la città? «Ci sono componenti che si sono installate in interstizi della città e si proteggono con modalità primitive, da frontiera. Terre di nessuno proliferano in periferia, nella fascia intermedia e in centro. Penso all'Esquilino, a Tor Pignattara e ad aree abbandonate lungo l'Ostiense. Ci sono zone dove si alternano "pieno" e "vuoto". Aree solo commerciali, solo residenziali o solo direzionali. Si è persa compattezza. E lì dilaga la violenza».

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