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Regionali, l'Udc pronta all'alleanza

Casini

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«Discontinuità». È questa la parola più frequente negli interventi dell'Udc locale che ieri ha concluso la conferenza programmatica romana alla presenza del leader Pierferdinando Casini. Una «discontinuità» forte che può ben tradursi in una presidenza alla guida della Regione o, comunque, in un'alleanza che veda l'Udc in prima fila: «Non saremo subalterni a nessuno», promette Casini. Sarà per questo che le bordate al centrodestra e soprattutto al sindaco Alemanno hanno riacceso la speranza del centrosinistra su un'alleanza che è certo essere decisiva. Non sarà un caso se la classe dirigente romana, ieri sul palco, appartenesse tutta all'ex Pd: il coordinatore romano, Francesco Carducci (già assessore capitolino con Rutelli), Alessandro Onorato, capogruppo in Campidoglio eletto nelle liste del Pd e Luca Giansanti, ex capogruppo in Campidoglio per la Margherita. Forse per la platea (sempre vicina al centrosinistra), presenti tra gli altri Michele Placido, Chicco Testa, Massimo Pallottini, Vittorio Bocca, ma Casini non è andato per il sottile. Ha parlato del «fallimento della giunta Storace e della giunta Marrazzo», non risparmia neanche la giunta Alemanno, anzi, proprio al sindaco riserva le parole più dure: «Dopo un anno e mezzo di giunta Alemanno in città si sente che si stanno scimmiottando gli errori di Veltroni. Si rischia di passare dalla padella alla brace - incalza Casini - In alcune occasioni vedo un grande scontro tra l'amministrazione capitolina e i poteri dello Stato.  Tra il comune di Roma e i Beni Culturali, più che un'intesa istituzionale, c'è una guerra tra bande». Poi, l'affondo finale: «Attorno ad Alemanno c'è una classe dirigente ampiamente insufficiente a rappresentare le eccellenze della città. C'è un esercizio del potere fine a se stesso». Ma se il Pd esulta alle dichiarazioni del presidente Casini, tanto che Montino parla di un «avvicinamento dell'Udc» e si inizia a favoleggiare su un ticket Zingaretti-Ciocchetti da contrapporre all'altro possibile ticket Tajani-Polverini, l'enfasi dura poco. Il leader centrista affonda infatti anche il Pd capitolino: «Il Pdl e il Pd qui nella capitale fanno tante sceneggiate, ma poi in Consiglio comunale cercano un accordo sulla base di un vecchio consociativismo: nulla di nuovo sotto il sole». Non ci sta il capogruppo Pd in Campidoglio, Umberto Marroni, che replica lapidario: «Casini non è informato». Si alzano i toni, insomma, probabilmente per accelerare la scelta del candidato da una parte come dall'altra. Perché al di là del buonismo è con il candidato presidente che si costruiscono programmi e alleanze. E un'alleanza certamente l'Udc la compierà: «Non abbiamo fatto il voto di castità», assicura Casini. A riportare la «palla al centro» ci pensa poi il segretario regionale, Luciano Ciocchetti: «Sabato prossimo, nella conferenza programmatica del Lazio presenteremo un piano strategico per lo sviluppo della Regione Lazio dal 2010 al 2020, non lo ha mai fatto nessuno e per questo noi vogliamo realizzarne uno. L'Udc in Regione e in città può essere il punto di equilibrio - ha chiarito Ciocchetti - il mondo associativo e i sindacati non si fidano né del Pdl né del Pd. Noi andiamo avanti per la nostra strada e, a vedere l'entusiasmo che troviamo nelle diverse conferenze programmatiche, con ottimi risultati. Alla fine saranno gli altri a dover tirare le somme, non noi». E a tirare le somme ci pensa subito Alemanno che rilancia senza perdere un colpo. Dopo aver giudicato interessanti le proposte per la città di Roma, come la nuova Città del cinema a Ostia, cala l'asso: «Tutto ciò al netto delle affermazioni del presidente Casini secondo il quale sarei attorniato da una classe dirigente inadeguata a rappresentare le esigenze della città. Se questo è, invece, un invito per dare spazio all'Udc nella Giunta comunale, se ne potrà eventualmente parlare in caso di un accordo per le elezioni regionali del Lazio».

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