Qualcosa, nel Pd si muove.
C'èperò il nodo della presidenza all'assemblea regionale da sciogliere e l'indizione delle primarie per la scelta del candidato alla guida della Regione Lazio. Due questioni non di poco conto, sulle quali si gioca il futuro del partito laziale, laddove nel Lazio il centrosinistra ha da almeno quindici anni una delle sue roccaforti «vitali». Ecco allora che la scelta dei quadri dirigenti del Pd, dopo la chiusura ufficiale dell'era Veltroni, diventa strategica per ritrovare, o trovare, quell'equilibrio necessario a ricompattare il partito e dunque l'intera coalizione. Un equilibrio che si può trovare dando la presidenza dell'assemblea regionale ai popolari, per bilanciare la svolta «dalemiana» del partito, ad esempio con la nomina del giovane sidnaco di Frosinone, Michele Marini; puntare su un volto già noto come l'ex vicensidnaco, Mariapia Garavaglia, ovvero area Fioroni oppure, ricompensare il passo inditero di Morassut e dare la presidenza a Michele Marini, presidente della provincia di Rieti e franceschiniano doc. A lanciare un messaggio di responsabilità è stato ieri il senatore Lucio D'Ubaldo. «Le mosse di Mazzoli saranno decisive ai fini della costruzione di una vera unità del partito. Ma esistono queste condizioni? L'approssimarsi di scadenze impegnative, non da ultimo le primarie per la scelta del candidato alla presidenza della Regione, obbliga tutti a compiere un atto di responsabilità. Eppure non sarà facile, viste le contraddittorie movenze degli attori sulla scena». Responsabilità è dunque la parola d'ordine, anche, o soprattutto per la scelta del candidato alla successione di Marrazzo. Se Esterino Montino condivide «le primarie per il 24 gennaio», il Pd si divide sulla possibile candidatura di Nicola Zingaretti. All'appello di Sinistra e Libertà di «non ripetere l'errore compiuto con Veltroni», e dunque di non interrompere il mandato di Zingaretti alla Provincia di Roma, «palestra» strategica per la riconquista del Campidoglio nel 2013, anche il consigliere regionale Pd, Simone Gargano dice «no alla candidatura di Zingaretti. La provincia di Roma è sinonimo di buon governo - sostiene Gargano - per la Presidenza del Lazio sarebbe più utile puntare su un candidato d'estrazione popolare e cattolico-democratico che possa allargare la coalizione anche al centro». S.N.