Statuario, massacrata con un tubo idraulico

L'assassino le ha sfondato il cranio con un tubo idraulico, lungo quasi un metro. È questa la probabile arma con la quale due sere fa, allo Statuario, in via Squillace 21, è stata uccisa Laura Zambani, 55 anni. È stata trovata ieri in un cassonetto vicino alla casa: era ancora sporca di sangue. Secondo una prima ricostruzione dei fatti del dirigente della Squadra mobile, Vittorio Rizzi, l'omicida avrebbe infierito più volte contro la poveretta, la quale avrebbe cercato di scampare alla furia nascondendosi sotto il letto della sua camera. Ma è stato inutile.   Era già stata ferita in modo grave ed è morta sul pavimento, in una pozza di sangue dove poi è stata ritrovata l'altra sera intorno alle 20,30, dopo la telefonata al 113 della figlia, avvisata a sua volta da un amico di vecchia data della madre che non era riuscito a contattarla da almeno due ore. Gli investigatori della sezione Omicidi, diretti da Stefano Signoretti, sperano che l'assassino abbia lasciato tracce, impronte, sull'arma e in casa, abbia commesso mosse sbagliate. Il monolocale è stato trovato a soqquadro, ma non pare manchino oggetti di valore né soldi. Si passa al setaccio anche la vita privata della donna. Laura Zambani, residente a Monteverde, amante dei cani e proprietaria di una bella casa in periferia circondata da un ampio parco, era una persona che conduceva due vite parallele: commerciante ambulante e prostituta, da diversi anni.   La mattina vendeva capi di abbigliamento sul Lungotevere degli Artigiani, a ridosso di Ponte Testaccio, su una striscia d'asfalto ricavata occupando parte della corsia stradale: fino a due mesi fa il banco era a Porta Portese. E dalle 14 alle 19,30 riceveva clienti nel monolocale di sua proprietà, al primo piano rialzato della palazzina di via Squillace, al 21a, dove è stata uccisa. «Era una donna semplice - ricordano i commercianti - di statura media, capelli neri, qualche ritocco estetico, che vestiva senza particolare cura». «Ogni giorno - ricorda il macellaio e salumiere - veniva qui e comprava due panini: era il suo pranzo». «Ieri ho mangiato con lei - si dispera la sua amica Maria Teresa Venti, residente nell'appartamento di fronte - Sono sconvolta. Abbiamo parlato, poi sono andata a dormire e lei ha chiuso le finestre, come faceva sempre prima di ricevere. Non frequentava stranieri - dice la vicina - aveva i suoi 3-4 clienti fissi, persone distinte che si presentavano in giacca e cravatta». L'attività della signora Laura era nota anche tra i guiovani della zona. «Solo una volta, a maggio - ricorda Maria Grazia - è corsa in macelleria spaventata da un tizio. Mi disse: "Ho lasciato le chiavi in casa, se quello ha chiuso la porta non so come rientrare". Andai a controllare, la casa era ancora aperta e il cocainomane sparito».