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San Carlino, terminato il restauro

Il complesso di San Carlino dei padri Trinitari alle Quattro Fontane

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È la prima grande opera romana del ticinese Francesco Borromini che, dopo vent'anni di lavoro come scalpellino, disegnatore e capomastro riuscì a conquistare i favori della Curia grazie ad un progetto al limite della bizzarria: costruire in un piccolo spazio una chiesa ed un chiostro di altissima qualità stilistica imitando la tecnica adottata oltre mille anni prima nella grande sala a cupola di Villa Adriana a Tivoli. Esattamente 300 anni dopo, lo stile ideato dal Borromini ispirerà all'architetto Nervi l'opera degli ultramoderni Palazzo e Palazzetto dello sport progettati per le olimpiadi del 1960. Il recupero dell'intero complesso di San Carlino dei Padri Trinitari alle Quattro Fontane è terminato con la recente pubblicazione di un volume speciale del Bollettino d'Arte, edito dal Poligrafico dello Stato, dedicato al restauro del sito. I lavori sul capolavoro del Borromini, sono durati oltre vent'anni e sono stati realizzati grazie a numerosi finanziamenti italiani ed esteri. Il libro, contiene molto materiale scientifico ed illustra con le immagini, le annotazioni, le indagini, le ricerche e l'attuazione delle opere eseguite nella fabbrica borrominiana che si trova in via XX Settembre, a due passi dal Quirinale. La Chiesa, alla fine degli anni '80, era in un evidente stato di precarietà e a rischio di conservazione. Infatti i primi lavori eseguiti hanno riguardato il rifacimento dei tetti degli edifici ed il consolidamento delle strutture portanti, poi, a seguire il restauro dell'esterno: dal lanternino, molto degradato, al prospetto della Chiesa, da lungo tempo illeggibile a causa del pesante strato di fumi derivati dallo smog cittadino che coprivano le superfici, ed infine della cripta. Opere queste, eseguite con i finanziamenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. A seguire sono state realizzate le opere nel Chiostro, sui due prospetti del Convento, quello adiacente la facciata della Chiesa sul fronte di via del Quirinale e l'altro prospetto che dà sulla via delle Quattro Fontane. Queste sono state finanziate da una sottoscrizione svizzera, realizzata in particolare nel Canton Ticino, terra natale di Francesco Borromini (Bissone 1599 - Roma 1667) e solo successivamente da un finanziamento della CEE. È stato un aiuto corale di numerose istituzioni. E non poteva essere altrimenti: la chiesa di San Carlino è un gioiello del migliore barocco romano in cui ha lavorato forse il più grande architetto di quel periodo, Francesco Borromini appunto, che con la sua mente creativa inventava forme nuove con materiali poveri e valorizzava lo spazio, anche scarso, come in questa chiesa, facendolo sembrare ampissimo. Dobbiamo dire che la scelta di usare lo stucco, la pietra e il mattone cotto, rifiutando il marmo e il bronzo, concorda con le radici della primitiva Regola trinitaria, cioè l'idea della povertà praticata dai frati scalzi trinitari, religiosi che appartengono alla prima generazione della riforma spagnola dell'Ordine, iniziata da san Giovanni Battista della Concezione (1561-1613). Per dare un'idea dell'alta qualità progettuale dell'artista ticinese è sufficiente alzare gli occhi all'interno della chiesa ed osservare la cupola ellittica sovrastante: sembra sospesa nell'aria. L'effetto è dovuto ad uno stratagemma ottico: in corrispondenza del tamburo della cupola c'è una serie di finestre che illuminano i cassettoni che ricoprono la superficie del soffitto e quest'ultimi si fanno più piccoli man mano che si avvicinano alla lanterna generando così l'illusione di una maggiore altezza della chiesa stessa.

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