Sgominata baby gang del litorale
SilviaMancinelli Mazze da baseball, tirapugni, coltelli a serramanico e un machete. Martelli per rompere i vetri, perfino una katana. L'arsenale sequestrato dagli agenti del commissariato Lido ieri mattina a otto ragazzini accusati di essere i componenti della baby gang del Lido Nord, non ha nulla da invidiare a quello di malviventi «esperti». Nelle loro abitazioni, perquisite dopo il via libera del pm Paolella, i poliziotti hanno trovato anche un pc, ancora da analizzare, un busto di Mussolini, il tricolore con l'aquila e il fascio littorio, diversi filmati e foto dei bulli immortalati col braccio destro alzato. In casa di uno di loro anche una decina di grammi di hashish e un bilancino di precisione. Otto complessivamente i minori denunciati dagli uomini di Antonio Franco per concorso in lesioni aggravate a sfondo razziale e xenofobo e possesso di armi bianche. «Compari» di «er lenticchia» e di «er ciccione», già segnalati all'autorità giudiziaria dai carabinieri la scorsa settimana insieme ad altri 15 minori, sono accusati di aver partecipato, ognuno in diversa misura, all'aggressione avvenuta al Pontile il 17 ottobre scorso ai danni di un ragazzino 16enne e del fratello adottivo, di origine bielorussa, insultato al grido di «sporco polacco». Tutti tra i 14 e i 17 anni, studenti tranne uno operaio, si davano appuntamento sempre alla stazione ferroviaria Lido Nord per mettere a punto le loro spedizioni punitive. Il capetto, già riconosciuto nel «ciccione», è l'unico del gruppo tra l'altro ad avere precedenti per armi e droga. Proprio lui, insieme ad altri due, è stato riconosciuto dalle sue vittime, il bielorusso e il fratello, come responsabile materiale dei pestaggi: i cinque che li seguivano fedeli si limitavano invece a guardare o a caricare con gli insulti i calci e i pugni dei compagni più violenti. Le indagini, tuttavia, non si fermano qui: si lavora per verificare la possibile responsabilità degli otto bulli anche nell'aggressione a sfondo omofobo avvenuta in viale dei Promontori, sempre a Ostia, il 24 ottobre scorso ai danni di un giornalista free lance di 30 anni sbeffeggiato e malmenato perché «gay e comunista». Al vaglio degli inquirenti, allo stesso modo, un altro raid stavolta a sfondo razziale, che ha avuto come vittima il 28 settembre un polacco, picchiato e derubato in piazza delle Repubbliche Marinare. «L'identificazione degli otto ragazzini che spadroneggiavano sul litorale è stata resa possibile grazie a un lavoro iniziato in estate sulla devianza minorile – spiega il dirigente del commissariato di Ostia, Antonio Franco – In particolare abbiamo avviato le indagini concentrandoci su tre casi di aggressione: lavorando insieme a esperti sulle abitudini di questi ragazzi, sul loro modo di agire e di vestire, e monitorando da parte nostra tutto il litorale specie i punti di ritrovo più frequentati, siamo risaliti alla baby gang anche e soprattutto grazie alla collaborazione delle loro due vittime sicure, il 18enne bielorusso e il fratello».