Mann e Johnny Depp stregano Roma
Una 24 ore capitolina ricca di appuntamenti per il leggendario regista Michael Mann, a Roma per presentare il film «Nemico pubblico» sul famigerato bandito John Dillinger. Dopo un mattiniero incontro stampa all'hotel Hassler, Mann (il creatore del cult televisivo «Miami Vice») ha visitato il centro della Capitale per poi immergersi in un bagno di folla a Palazzo delle Esposizioni per l'anteprima del suo epic movie. Dopo la proiezione strapiena e accolta da lunghi applausi, il regista ha dialogato con il pubblico, in un incontro curato da Mario Sesti e realizzato dalla Fondazione Cinema per Roma con Universal Pictures. Elegante, forbito, appassionato al tema della sua gangster story, da venerdì in 300 sale distribuita da Universal, Mann ha diretto nel film il camaleontico Johnny Depp (Dillinger), Christian Bale (il segugio Purvis), Bylly Crudup (Hoover) e Marion Cotillard (fidanzata di Dillinger). «Di criminali come John Dillinger non ce ne saranno più - ha esordito il regista di capolavori come "L'ultimo dei Mohicani", "Collateral", o "Insider" - È impossibile che nasca oggi un gangster come lui. Non c'e più quel tipo di romanticismo, né il rispetto: Dillinger era un galantuomo, non diceva parolacce davanti alle signore, vestiva con molta eleganza e rapinava le banche negli anni della Grande Depressione. Banche che in quel periodo erano odiate e solo a Chicago avevano causato la povertà del 40 per cento della popolazione. Oggi la delinquenza pensa ad altro, uccide donne e bambini che una volta erano rispettati persino dalla mafia. Oggi le rapine si fanno con la penna, la criminalità è organizzata nei giri di prostituzione, gioco d'azzardo e droga. I criminali non vogliono stare nell'occhio del ciclone mediatico. Mentre Dillinger era un eroe negativo popolare, e quasi tutti i giorni era sui giornali. Dillinger non aveva alcun senso del futuro, non pensava neppure di fuggire in Brasile o in un altro paese. La sua vita è stata una stella che ha brillato per pochissimo tempo (è morto nel 1934 all'età di 31 anni) facendo in un anno e mezzo decine di colpi incredibili, dopo essere uscito dalla galera dove era stato dieci anni». Dillinger venne alla fine schiacciato da due forze contrastanti: l'organizzazione della polizia e la nascita dell'Fbi, da un lato, e la nuova criminalità organizzata, dall'altro: «La manipolazione dei media inizia proprio negli anni Trenta, quando per comunicare l'America usava la Radio, mentre nel '33 il cinema (grazie al capo dell'Fbi Hoover) diventa il mezzo d'informazione e propaganda di tutto il Paese». La scelta di Johnny Depp, che nel film appare in un inedito aspetto, molto maschile e privo di qualsiasi frivolezza, Mann ha confessato che per quel ruolo voleva fortemente «ho voluto fortemente Depp, «un attore che non ha studiato per recitare ma ha un talento straordinario. Ho diretto i più grandi divi esistenti, come Al Pacino, Robert De Niro, Tom Cruise, Daniel Day-Lewis e tanti altri. Ma volevo tirar fuori da Depp qualcosa di bello e diverso, una mimica e un'emotività che non aveva mai mostrato prima in altri film. E credo proprio di esserci riuscito». L'epico action thriller si basa sul romanzo «Public Enemies: America's Greatest Crime Wave and the Birth of the FBI, 1933-43» del giornalista Brian Burrough, che racconta la storia di Dillinger, un novello Robin Hood amato dalla popolazione.