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Il liceo Classico passa di moda

Scuola

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Disaffezione al Classico? «Minchiate!», risponde il preside del liceo Montale in uno spiccato dialetto siculo alla domanda: «Rispetto all'anno scolastico 2008/2009, ci sono state meno richieste? Quest'anno avete formato più o meno classi di IV ginnasio?». Purtroppo per il preside, che dirige evidentemente un'isola felice, l'indagine de Il Tempo rivela invece che la domanda ci stava tutta. Su 28 licei Classici statali romani, infatti, rispetto all'anno precedente 11 hanno tenuto, 4 sono riusciti a formare IV ginnasi in più, 13 ci hanno dovuto rinunciare. Nel totale sono 5 le classi in più, 17 quelle in meno. Complice, va detto, anche la legge che ha imposto ai direttori degli istituti di formare classi più numerose, nella maggior parte dei casi passando da 25 a 28 alunni. E se quei tre alunni in più possono fare la differenza in un grande liceo, possono cioè determinare una diminuzione logica delle classi, ciò non può valere per scuole con meno studenti, magari con due sole sezioni come il Gaio Lucilio. Un esempio è il più gettonato Giulio Cesare, passato da 10 IV ginnasi dell'anno scorso agli 8 di quest'anno. Ed è la stessa direttrice dell'istituto di Corso Trieste ad ammettere che un po' di "disaffezione" c'è. Sarà il greco, sarà che i ragazzi preferiscono indirizzi linguistici, tecnici e scientifici, o sarà la crisi? Che «una consistente parte dell'utenza oggi si rivolga a scuole in grado di fornire una preparazione tecnica» è anche il parere del direttore del liceo De Sanctis (quest'anno con una classe in meno). «E lo dico perché, almeno per quanto riguarda la mia scuola, - spiega Elio Carra - ho registrato questa diminuzione almeno negli ultimi cinque anni». Ma che c'entra la crisi con il classico? Un fatto è certo: il calo di iscrizioni quest'anno si è sentito più degli altri anni e alcuni presidi sono convinti che nell'immediato futuro andrà ancora peggio. Qualche segnale di disaffezione s'era visto pure negli anni passati, è vero, ma non così marcato. È il caso dell'Amaldi, che ha rinunciato a formare una classe così come era avvenuto l'anno precedente, il 2008/2009. Se il preside dell'Aristofane ammette il calo di popolarità del classico nonostante la sua scuola abbia retto, sono i colleghi del Seneca e del Lucrezio Caro (entrambe hanno dovuto creare una classe di IV ginnasio in meno) a mostrarsi un tantino preoccupati: «Non era mai successo», dicono basiti. Un bell'"otto" in pagella l'Anco Marzio se lo merita proprio: due IV ginnasi in più. Così come lo meriterebbe, ma è fuori gara perché offre anche il semi-convitto, l'istituto scolastico Vittorio Emanuele II. Il preside Fatovic, che onestamente dice «il mio liceo non fa testo, tra le materie c'è pure la danza», può comunque vantarsi di aver ricevuto, nel 2009, il doppio delle richieste. «Potevamo addirittura fare una classe in più», dice il direttore del liceo Augusto. Però non l'ha fatta. Voto "sei", dunque. Ma l'indagine de Il Tempo non vuole essere un "match" tra licei classici. Le scuole che per questo o quel motivo sono costrette a dar vita a meno classi non meritano affatto brutti voti. Se il trend negativo di iscrizioni dovesse continuare anche per l'anno 2010/2011, infatti, più di un liceo classico romano potrebbe rischiare di chiudere. È il caso dei piccoli come il Gaio Lucilio, il Benedetto Croce e il Platone. Al Lucilio, che ha sole due sezioni, quest'anno non si sono potuti fare i classici "cappottoni" di benvenuto agli studenti novelli perché sono stati soppressi i due IV ginnasi. E il rischio che anche il prossimo anno si ripeta la "diserzione" è alto. Si tratta di piccole scuole che, come ha detto tra il cinico e il realista la preside del Giulio Cesare: «Andrebbero chiuse. Non possono esistere istituti con due sole sezioni». Ma allo stesso modo si tratta di piccole grandi scuole dove, come ha detto e scritto a Il Tempo la professoressa Petrella, insegnante di italiano e latino al Lucilio (circa 300 studenti), «il rapporto tra insegnanti e alunni è familiare e i ragazzi si sentono a casa», per la serie "botte piccola, vino buono". Ma questo può bastare a salvare un liceo? E soprattutto, quanto conta il nome della scuola nel passa parola padre-figlio, madri-figlie? Meglio un ambiente ristretto, con pochi studenti, poche sezioni, o il "mare-magnum" di un Giulio Cesare, di un Tasso, di un Visconti qualsiasi con più di mille ragazzi? Certo è che la vita dei piccoli licei classici è a repentaglio. Allora non resta che rimboccarsi le maniche, come hanno scelto di fare alunni e professori del Gaio Lucilio e di cui Il Tempo ha scelto di raccontare la storia.

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