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«Ora vogliamo vederli tutti quanti alla sbarra»

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AntonioSbraga «Ci aspettiamo di arrivare ad un processo perché i fatti sono stati accertati: presunti non sono gli abusi, ma solo gli abusanti». Dopo un tour de force di quasi otto ore che ieri ha scandito l'apertura dell'udienza preliminare in un Tribunale di Tivoli zeppo di telecamere e cronisti, la piccola truppa compatta dei 22 genitori degli alunni dell'asilo «Olga Rovere» di Rignano Flaminio solo alle 18 ha lasciato il primo piano del palazzo di viale Arnaldi con qualche certezza in più. «Non si può non arrivare al dibattimento dopo tre perizie e un incidente probatorio, anche se oggi le difese hanno tentato di demolire in tutti i modi questo lavoro», aggiunge Arianna Di Biagio, la vicepresidente dell'associazione genitori di Rignano Flaminio, che ha dovuto abbandonare quasi subito l'aula a porte chiuse su richiesta proprio di uno degli avvocati difensori, Roberto Borgogno. Gli altri 21, invece, non hanno mai mollato (a parte le ripetute sospensioni disposte per le varie schermaglie procedurali) le due file del parterre della troppo piccola sala delle udienze, zeppa di assistenti ed avvocati. Ben quattro per gli indagati e otto per le costituzioni delle parti civili, sulle cui formalità (le firme sulle richieste) si è impuntata buona parte dell'avvio dell'udienza del Gup Pierluigi Balestrieri. «Per procedimenti particolari come questi - commenta ancora Di Biagio - bisognerebbe attenersi alla sostanza dei fatti, senza appellarsi ad eventali vizi di forma». E invece le querelle formali ovviamente si sprecano e i genitori che fanno la spola tra l'aula ed il corridoio sbuffano nervosamente. «Questo inferno dura ormai da tre anni - scuote la testa un'altra giovanissima madre - io sfido chiunque a passare quello che abbiamo passato noi. Addirittura ci hanno accusato di voler fare i soldi sulle sofferenze dei nostri figli, ma che ne sanno di come questi bimbi ancora si portano dietro quelle esperienze. Le hanno raccontate e confermate, sono stati tutti periziati, e ancora oggi non riescono a tenere veri, autentici rapporti affettivi». Un male oscuro che riaffiora soprattutto di notte: «A volte non riescono a dormire, hanno somatizzato quell'inferno anche se spesso riescono ad uscire dal tunnel e andare oltre. Proprio questo esempio da bambini di soli 3 anni e mezzo - aggiunge un'altra mamma - ci sta dando la forza per essere qui, anche se ricordare fa male. Soprattutto per il rimorso di non essere stati in grado di proteggere i nostri figli». Mancano all'appello solo le famiglie di due alunni, ma nessuno conosce i motivi della mancata richiesta di costituzione di parte civile: «Non ne sapevamo nulla - risponde incredulo uno dei papà - e non saprei neanche ipotizzarne i motivi. Non è che ci conosciamo tutti». «Io sono di Roma, abito da poco a Rignano e non conosco neanche gli indagati - conclude un'altra madre - Li ho incontrati solo da quando è iniziato quest'inferno». E ora si augura di ritrovarli sul banco degli imputati anche dopo l'udienza preliminare.

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