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"Morto da solo": la famiglia di Stefano Cucchi chiede il perché

Una immagine mostra il corpo di Stefano Cucchi morto nell'ospedale Sandro Pertini di Roma dopo essere passato per Regina Coeli

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I carabinieri lo fermano la notte tra il 15 e il 16 ottobre al Parco degli Acquedotti con addosso 20 grammi di droga. Il 22 mattina è già un cadavere sul tavolo dell'obitorio dell'Istituto di medicina legale, scavato oltre la sua naturale magrezza, col volto tumefatto. In mezzo, il buio. Ed è luce che chiede la famiglia di Stefano Cucchi, il giovane di 31 anni «morto da solo», si commuove la sorella Ilaria, dopo una trafila attraverso i medici del Palazzo di Giustizia, quelli del carcere di Regina Coeli e dell'ospedale Fatebenefratelli e conclusa al Sandro Pertini senza che la famiglia potesse visitarlo - neanche una volta - in quella settimana di buio.   Ad accendere i riflettori sono stati ieri mattina il padre Giovanni e la sorella Ilaria, che con il supporto dell'avvocato Fabio Anselmo (lo stesso del caso Aldrovandi) hanno partecipato a una conferenza stampa indetta in Senato dal presidente di «A buon diritto» Luigi Manconi, a cui hanno partecipato anche numerosi parlamentari tra cui Emma Bonino, Rita Bernardini, Flavia Perina, Felice Casson e Renato Farina e l'assessore al Bilancio della Regione Luigi Nieri. Hanno mostrato le foto del giovane, già sofferente di epilessia, sul tavolo autoptico. Un cadavere dal volto devastato, l'occhio destro rientrato, l'arcata sopraccigliare sinistra gonfia in modo abnorme, la mascella fratturata e la dentatura rovinata. «Immagini che parlano da sole, come è stato possibile che si sia ridotto così?» la domanda.  

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