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Stupro di Guidonia, fuori due romeni Il branco potrebbe tornare libero

Gli stupratori di Guidonia

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Liberi per scadenza termini. Liberi perchè il pm dopo la chiusura dell'indagine sullo stupro stile "arancia meccanica" di Guidonia, vicino a Roma compiuto nello scorso mese di gennaio, non ha ancora formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio per il branco di quattro romeni, accusati di essere i violentatori, e per i due loro connazionali che li aiutarono nella fuga. Liberi per decorrenza dei termini - Sono stati proprio questi ultimi a tornare in libertà per scadenza naturale dei termini, dopo sei mesi di obbligo di dimora e in precedenza gli arresti domiciliari. Mugurel Goia e Ionut Barbu, questi i nomi dei due romeni accusati dalla procura di Tivoli di aver favorito, procacciando anche un'auto, la fuga dei quattro connazionali responsabili dello stupro avvenuto il 22 gennaio scorso a Guidonia. La vicenda - La vittima della violenza sessuale fu una ragazza che si era appartata in auto con il suo fidanzato. Il giovane venne massacrato di botte dai quattro e successivamente rinchiuso nel bagagliaio. Poi lo stupro di gruppo, in auto. Non ancora chiesto il giudizio - Dopo essere stati agli arresti domiciliari a Roma dallo scorso aprile Goia e Barbu si trovavano in una località segreta del nord d'Italia. Ora è caduta anche la misura dell'obbligo di dimora e in attesa del processo i due romeni sono in libertà. Le forze dell'ordine, secondo quanto si è appreso, dovranno ora vigilare per impedire che i due possano lasciare il territorio nazionale e sottrarsi al più che probabile processo. Ma il pm della procura di Tivoli, Marco Mansi, lo stesso magistrato che domani sosterrà la controversa accusa contro i presunti pedofili della scuola "Olga Rovere" di Rignano Flaminio, non ha ancora chiesto il giudizio. Mansi dovrà formalizzare entro gennaio anche la richiesta di giudizio per i quattro violentatori - al momento in carcere a Rebibbia - altrimenti c'è il rischio che scadano i termini e il branco torni in libertà. "Non scappiamo, vogliamo un lavoro" - I due romeni "fiancheggiatori" hanno manifestato l'intenzione di voler restara al Nord "nella speranza di trovare in Veneto finalmente un lavoro", ha riferito il loro legale l'avvocato Domenico Dellomonaco. Nel frattempo la procura di Tivoli ha depositato gli atti dell'inchiesta notificando l'avviso di conclusione delle indagini alle difese. Il pm Marco Mansi ha contestato a quattro romeni i reati di violenza sessuale e rapina aggravata, a Goia e Barbu, oltre al favoreggiamento, anche la resistenza a pubblico ufficiale. Questi ultimi si sono sempre difesi sostenendo di essere stati interpellati da uno del branco (senza sapere che fosse collegato allo stupro) che aveva bisogno di un passaggio in auto per raggiungere una città del nord per motivi di lavoro. Il sindaco: "E' uno scandalo" - La vicenda ha suscitato la veemente reazione del sindaco Gianni Alemanno: "È veramente uno scandalo", ha ripetuto più volte Alemanno, che ha continuato: "È un segnale devastante per questa città e per tutte le donne. La magistratura, la macchina della giustizia, si deve rendere conto che così non andiamo da nessuna parte. Lo considero un'offesa per la città".  

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