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Perché i turisti sporcano gratis?

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Unconcetto semplice, si direbbe elementare. Eppure di difficile attuazione. Il problema, a vederlo bene, è di comportamento e di opportunità. Il primo riguarda tutti. Si tratta in altre parole di migliaia di gesti quotidiani che, senza farci caso, sporcano. Dalle cicche delle sigarette alle gomme da masticare, dalla carta di una merenda a quello scontrino vecchio riesumato dal bordo di una tasca mentre si passeggia. Piccoli gesti che, se sommati, si trasformano in un grande problema. Poi c'è un altro aspetto che, in una città come Roma, non può non essere continuamente sollecitato. Circa 15 milioni di turisti ogni anno gironzolano per la nostra splendida città. Compiono visite, entrano nei negozi, nei bar, nei ristoranti. E poco importa, tutto sommato, se si fermano a mangiare un panino nei pressi di un sito archeologico. Quello che non va, piuttosto, è che lo fanno «gratis». In altre parole sporca ma non paga. Per questo, periodicamente, la proposta di inserire la tassa di soggiorno a Roma, come a Venezia piuttosto che a Firenze, non scompare mai ma, contraddizioni culturali si direbbe, neanche decolla. Eppure, in altre parti del mondo chiedere un piccolo contributo (si va da pochi centesimi nelle località austriache a un euro di Parigi per notte), non sconvolge nessuno. Quanti sono andati a Parigi, magari anche più volte e apprendono solo adesso, leggendo questo articolo, di aver pagato un contributo di soggiorno? Siamo convinti che siano in molti. La proposta non piace alle categorie che operano con il turismo, soprattutto albergatori e commercianti. Temono, forse, che inserire un piccolo balzello significhi allontanare il turista dalla città eterna. Ci vorrebbe però più fiducia nella capacità di attrazione di una città unica al mondo e forse i turisti stessi sarebbero ben lieti di contribuire, con una cifra irrisoria, a mantenere intatta la bellezza della «Caput mundi». Altrimenti perché si troverebbero così tante monetine nella Fontana di Trevi?

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