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Il "picchetto" conquista gli adolescenti

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«Questa volta tocca a me, lo avete fatto voi le altre volte, ora ci penso io», dice una bambina di poco più di 10 anni a due ragazzini di 14 e 15 anni. Di cosa stanno parlando? Di giocare al «picchetto», ma non il vecchio gioco di carte: si tratta di scommesse. Avviene a Cinquina, sulla Bufalotta, IV Municipio, nella zona delle case popolari. Minorenni che giocano d'azzardo, come si faceva una volta: fanno capo a un personaggio che raccoglie le scommesse anticipando magari per te giocatore la cifra da mettere in ballo, pronto poi, con estrema sollecitudine e spietatezza, a recuperare il debito del perdente. I ragazzini mettono in ballo cifre alla loro portata entrando però in un circolo vizioso che può portarli alla rovina. Gli interessi praticati sono a totale discrezione del raccoglitore di scommesse: vinci una volta e guadagni tanto; ci azzecchi troppo spesso e la tua percentuale sulla giocata si assottiglia. Si punta anche sulle corse dei cavalli e Internet viene in aiuto per informarsi su quotazioni e corse. È un fenomeno in crescita a Roma, ma non ancora esploso in tutta evidenza, tanto che non è stato ben fotografato dalle forze dell'ordine. Un fatto evidente, perché sotto gli occhi di tutti, è la frequentazione da parte dei minorenni delle slot-machine, dei videopoker nei bar e nelle sale gioco. «Li vediamo molto spesso qui in VIII municipio – sottolinea Antonio Di Maggio, comandante dell'VIII Gruppo – Sono in tanti davanti agli schermi mescolati agli adulti.È un fenomeno purtroppo largamente diffuso. A volte giocano anche al picchetto ma, da quanto abbiamo rilevato, solo sulle squadre di calcio e le loro partite». Così, monete e banconote volano via dalle tasche e sembra che avvenga soprattutto fra i ragazzi dei quartieri periferici. Imitano giovani più grandi o gli stessi genitori che spesso hanno accompagnato nelle sale bingo. Il quadro era già stato in parte dipinto dal rapporto Nomisma «Gioco & Giovani 2009» limitato però alla fascia d'età fra i 16 e i 19 anni: il 24% dei ragazzi nasconde questa abitudine ai genitori (o la ridimensiona), il 12% gioca per problemi personali; l'80% proviene da famiglie di giocatori.

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