Commercio, i cinesi ora puntano sui bar
A Roma, secondo dati della Confesercenti provinciale, sono nati nell'ultimo anno un centinaio di bar gestiti dagli orientali. Non sono grandi numeri, ma «è significativo che il fenomeno sia esploso negli ultimi dodici mesi e che il trend sia certamente in aumento», spiega il presidente della Confesercenti Valter Giammaria. A determinarlo, un po' di sofferenza del settore ristorazione in cui negli ultimi dieci anni i cinesi, con i loro involtini primavera, il riso alla cantonese, il pollo alle mandorle, sono stati leader, ma anche la crisi che ha portato a un certo numero di cambi di gestione nei bar, facilitando così l'ingresso di chi ha soldi e offre prezzi a volte superiori a quelli del mercato. «Spesso gli imprenditori cinesi – spiega Giammaria – non si limitano a subentrare nell'affitto, ma rilevano la proprietà dell'esercizio acquistando direttamente le mura del locale». Le zone più ambite? Sicuramente il centro, in particolare via Nazionale, Trastevere e strade limitrofe dove è più alta l'affluenza di romani e turisti, ma una certa presenza di bar cinesi si comincia a notare anche in zone come Nomentana e Tuscolana. Il fenomeno è sotto la lente di ingrandimento anche della Fipe-Confcommercio. «Si tratta di una presenza ancora piuttosto bassa – conferma Nazzareno Sacchi, Presidente della Fipe-Roma – ma in crescita e favorita dal fatto che sebbene nei bar ci sia bisogno di una professionalità elevata, è certo inferiore a quella che occorre nella ristorazione. Per questo il mercato consente più facilmente l'ingresso di imprenditori stranieri». E al contrario di quanto accade nella ristorazione, i bar gestiti da cinesi non sono "off limits" per i lavoratori italiani, che rappresentano la stragrande maggioranza del personale impiegato.