«Quando la videro in alto gli orfanelli gridarono: adesso abbiamo anche noi la nostra mamma»
Cosìricorda, senza preoccuparsi di nascondere l'emozione che prova, l'ex alunno Alfonso Ceresani, dirigente di banca da poco in pensione, all'epoca ospite dell'Opera a Roma. «La grande statua, prosegue il signor Alfonso, avrebbe sostituito quella piccola. Fu un'esplosione di gioia collettiva, gli assistenti e i sacerdoti non riuscirono a contenere la nostra euforia e fu così che in gran numero, soprattutto i ragazzi più grandi, fra cui ero anch'io, assaltarono il camion per toccare con le proprie mani quel dono prezioso così atteso da tanti anni». Nei giorni precedenti infatti, dalla collina del Belsito, allora priva completamente di abitazioni, unico manufatto era un'alta torre isolata nella campagna, c'era stato un via vai di camions e ruspe per sistemare il terrapieno antistante il piedistallo della Madonna. «Io ero tra i più piccoli e a stento sono riuscito ad avvicinarmi al camion appena giunto nel viale, ricorda Giuseppe Rossi, presidente provinciale degli ex alunni oroniani, e ricordo questo enorme braccio che sporgeva un po' dalla sponda del mezzo e io che mi domandavo: ma quando sarà lassù sarà ancora così grande? Poi ricordo che con delle funi misero la statua a terra su un tappeto e che poco dopo un operaio cominciò a saldare le lamine d'oro di rivestimento. Ricordo che tentai di raccogliere qualche pezzetto di metallo per ricordo dell'evento ma non mi fu permesso perché era pericoloso avvicinarsi. Fu un'emozione forte vederla lassù. Quando andavamo a vedere la partita allo stadio, mi ricordo che guardavo su, verso la Madonna, ed elevavo una preghiera ed anche una raccomandazione. Dicevo: Madonnina, guarda Roma e guarda anche me». Poi venne il giorno dell'inaugurazione. «Era la mattina di Pasqua del 5 aprile del 1953, dice Giovanni Cerroni, segretario nazionale dell'associazione ex-alunni di don Orione, e sotto il piedistallo eravamo veramente in tanti. Ricordo bene le cifre: trecento gli orfani e centocinquanta i mutilatini. Quando il drappo che copriva la testa della Madonna venne fatto scendere sul collo, dal basso esplose un unico grido di gioia che presto si trasformò in preghiera. Roma aveva la sua mamma celeste che vegliava sulla sua incolumità».