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Carovita, arriva il dentista sociale

Dentista

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Mamma e papà con due figli e due stipendi. Fanno parte di quell'85,5% di pazienti (dati Istat) che, almeno sulla carta, non rinuncerebbero mai alle cure del dentista. Ma che per l'incertezza del futuro finiscono per tirare la cinghia tagliando proprio le spese odontoiatriche, con buona pace della salute di bocca e denti. E del fatturato di una categoria che non eserciterebbe più, a suo dire, una professione d'oro, anche per l'elevato rapporto di professionisti-utenti pazienti (nel Lazio 1 a 790 a fronte del dato ottimale stimato dall'Oms 1 a 2.000). La flessione è consistente: il 20 per cento di pazienti in meno a Roma e provincia, è il dato che si continua a registrare negli ultimi mesi tra i cinquemila dentisti romani, e che pesa anche sulle 15 mila persone di filiera, tra produttori, distributori e dentisti veri e propri che il presidente di Andi Roma, Carlo Ghirlanda, da maggio scorso ha riunito attorno al «tavolo del dentale», per individuare soluzioni condivise. «Noi dentisti vediamo solo il 30% della popolazione» spiega Gianluca Picozzi, segretario Andi Roma (Associazione nazionale dentisti italiani) impegnata in un progetto di odontoiatria sociale, in collaborazione con il Ministero della Salute che ha coinvolto già 400 dentisti romani collegati ad Andi. E in questo mese c'è la «prevenzione dentale» gratuita: basta chiamare il numero verde Mentadent 800.600.110 per conoscere l'indirizzo del più vicino dentista Andi e prenotare una visita di controllo gratis. I motivi della contrazione si concentrerebbero soprattutto sulla percerzione della precarietà del futuro. Chi non rinuncia, «rinvia l'investimento sulla bocca» dice Picozzi. Ma la crisi non investe tutti allo stesso modo. Meno colpiti i dentisti di famiglia, «che lavorano con un rapporto empatico con i propri pazienti, che seguono da generazioni» e con i quali si possono più facilmente concordare le modalità di pagamento. «La vera difficoltà è capire che i costi aumentano per tutti, anche per il dentista - conferma Picozzi -, e che la vera nostra sfida è la capacità di riorganizzarci per ottimizzare le risorse». Ma come? L'aspetto chiave è che uno può scegliere come organizzare la propria attività professionale. «Se c'è un paziente che vuole solo te, puoi avere collaboratori fantastici, ma è inutile circondarsi di molti altri professionisti». In questo caso torna utile il «network di studi», «microcliniche condivise» che consentono la fidelizzazione dei pazienti ma «abbattendo i costi» spiega Picozzi. E bisogna prepararsi alla ripresa investendo prima.

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