Meta: nuova classe dirigente e no alle correnti
«Finoad ora erano le qualificazioni, adesso ci giochiamo la partita vera. Alle primarie Marino si presenta per ridare un partito utile al Paese e non solo ai gruppi dirigenti». Michele Meta, deputato e coordinatore della mozione Marino, è pronto ad affrontare il verdetto del 25 ottobre, quando saranno le primarie a decidere il candidato del Partito democratico. Meta si presenta a Roma nel collegio Gianicolense. Nella corsa all'Assemblea nazionale si troverà ad affrontare Enzo Carra e Paolo Masini (mozione Franceschini) e Walter Tocci (mozione Bersani). Franceschini e Bersani sono favorevoli ad eleggere il segretario direttamente nelle primarie anche senza la metà più uno dei voti. Marino è contrario. Volete diventare l'ago della bilancia quando la decisione passerà all'Assemblea nazionale? «Marino vuole vincere già il 25 ottobre. Se si dovesse ricorrere all'Assemblea nazionale per la scelta del segretario, i nostri voti andranno a chi sosterrà alcuni punti irrinunciabili, come la difesa della laicità, dei diritti negati, e il rinnovamento delle classi dirigenti soprattutto al sud». Non c'è il rischio che questo passaggio non venga capito, ovvero che i delegati dell'Assemblea ribaltino la decisione popolare? «Sono gli elettori del Pd ad eleggere l'Assemblea dei mille. Non c'è contraddizione. Sarebbe sbagliato il contrario. Quando giochi una partita non si può cambiare le regole in corso d'opera. La proposta di Scalfari di eliminare questo ulteriore passaggio non può essere accettata. Il Pd deve essere autonomo. Nel centrosinistra non ci può essere un padrone». Nel Lazio avete raggiunto il 14-15% dei consensi degli iscritti. Alle primarie su cosa punterete per migliorare questo risultato? «Puntiamo sul progetto. Ripartiamo dal Lingotto. Dall'idea originaria di Veltroni. L'alternativa vera a Bersani non è Franceschini, ma Marino. È una mozione di discontinuità». In cosa siete diversi? «Marino vuole un partito utile all'Italia e non agli apparati. Dobbiamo rimuovere il correntismo e rinnovare la vecchia classe dirigente selezionandone una nuova, più giovane e in base al merito». Parliamo di alleanze. È possibile mettere insieme sia Udc che Idv? «Bisogna fissare dei punti fermi che anche gli alleati non possano mettere in discussione. È difficile allearsi con un Udc che piccona la legge sull'omofobia o con Di Pietro che offende il Capo dello Stato». Cosa deve fare il Pd per tornare a vincere a Roma? «La città sta peggio di prima. È più insicura, più sporca, i mezzi di trasporto non funzionano come dovrebbero. L'opposizione in Campidoglio non è sufficiente. Dobbiamo iniziare a contrastare questa maggioranza con più forza».