Luca Recchi sub romano amico degli squali
Aiutare il mare vivendo in città. Alberto Luca Recchi, l'amico degli squali, l'autore di libri, reportage fotografici e spettacoli sulla vita degli oceani, pensa che anche chi abita in una metropoli come Roma debba fare qualcosa per salvare l'ambiente. E ritiene che il momento sia arrivato. «Guardiamoci intorno. A pochi chilometri dalla capitale c'è il litorale dove, da bambino, andavo a fare il bagno.Oggi è costellato dai divieti di balneazione, l'acqua del rubinetto non si può bere, e tutto questo viene vissuto come una quotidianità inevitabile, con rassegnazione e quasi con indifferenza». Inevitabilmente il pensiero va ai suoi amici squali, che nel Mediterraneo hanno sempre vissuto. «Ce ne sono sempre di meno, dieci anni fa ho organizzato una spedizione che in sei mesi mi ha permesso di avvistarne solo un paio». Ma che aiuto potrebbe dare al mare un abitante della città? «Intanto penso ad un piccolo ma concreto gesto: evitare di ordinare la zuppa di pinne di squalo, presente nel menù dei ristoranti cinesi. Per procurarle gli animali vengono uccisi e, una volta tagliate le pinne, rigettati in mare». La proposta è stata lanciata da Recchi l'altra sera all'Hotel Ambasciatori, durante un incontro organizzato dal Rotary Club Roma Montemario in interclub con il circolo Roma Palatino, alla presenza dei rispettivi presidenti Leonardo Tammaro – con il vice presidente Antonello Mastrangelo – e Nazzareno Neri. «Mi auguro che l'idea possa diffondersi in tutta Italia e trovare molte adesioni tra i cittadini, sarebbe un primo piccolo passo per la tutela degli squali», dice Alberto. Anni fa era riuscito, insieme ad altri ambientalisti, a convincere una compagnia aerea asiatica ad eliminare dal menù di bordo la zuppa di pinne di squalo. Un'altra sua preoccupazione è mettere in guardia i consumatori dai rischi della spesa: «Attenzione ai mercati che vendono la cosiddetta vitella di mare: non è altro che carne di squalo, oltretutto potenzialmente nociva perché può contenere metalli pesanti come il mercurio». Per difendere l'ambiente marino c'è un altro fronte molto sensibile sul quale è possibile intervenire: quello delle vacanze. «Ormai ci sono località che il turismo di massa ha devastato. Sono appena stato a Sharm El Sheikh sul Mar Rosso e ho trovato una situazione catastrofica dal punto di vista ambientale: il mare lì è morto. Per migliorare la situazione servono anche scelte individuali più responsabili». La speranza di cambiare le cose c'è ancora. «I romani hanno dimostrato un grande interesse per la vita dei mari. Penso al successo della mostra sugli squali che ho organizzato nel 2001: ha avuto 170 mila visitatori, tra cui moltissimi bambini e ragazzi. Una nuova mostra? Potrebbe essere un'idea ma richiederebbe molto tempo, per ora sto lavorando ad un altro libro sulle meraviglie del mare, con foto e racconti». Che messaggio lancerà al suo pubblico? «Il mare non è ancora morto, ma è ferito. Bisogna immaginarlo non come una miniera da sfruttare, ma come una foresta che può ricominciare a crescere solo se la si lascia in pace».