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"Omicidio volontario per Lucidi"

Le foto dei due fidanzati uccisi nel luogo dell'incidente

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Il 26 novembre dello scorso anno, per la prima volta nel nostro Paese, un giudice riconobbe un «pirata della strada», Stefano Lucidi, responsabile di omicidio volontario. Poi, il 18 giugno 2009 la Corte d'assise d'appello ha stravolto quella sentenza: non più omicidio volontario, ma omicidio colposo. Quindi non più 10 anni di carcere, ma una pena dimezzata: cinque anni di reclusione. Ora, però, l'Associazione italiana familiari e vittime della strada, l'unica parte civile ammessa nel processo, vuole che la Corte di Cassazione annulli il secondo verdetto, nella speranza che si svolga un altro processo e si torni a condannare Stefano Lucidi per omicidio volontario. Proprio ieri infatti, l'Associazione, attraverso l'avvocato Gianmarco Cesari, ha depositato il ricorso nelle mani dei Supremi Giudici. Era il 22 maggio del 2008 quando i due fidanzati Alessio Giuliani e Flaminia Giordani furono travolti e uccisi dalla Mercedes guidata dall'imputato in via Nomentana, all'altezza via Regina Margherita. Il conducente, dopo il terribile scontro, fuggì, anche se la fidanzata che era in macchina con lui cercò in tutti i modi di farlo fermare per soccorrere i due ragazzi. «Lucidi non poteva non sapere e non accettare il rischio che guidando in quella maniera e attraversando due incroci con il semaforo rosso - si legge nel ricorso dell'avvocato Cesari - non vi fosse la concreta possibilità di uccidere e investire qualcuno». L'Associazione, nelle 15 pagine di ricorso, prendono in esame la possibilità di contestare all'imputato il dolo eventuale. «Pur prevedendo le conseguenze che sarebbero potute derivare dalla sua condotta, non si è astenuto dal continuare a compiere l'azione lesiva e omicidia». Lucidi, quindi, secondo l'avvocato, «nel momento in cui accelera per superare i semafori rossi e ripartire dopo la collisione con il motorino, dimostra di essere perfettamente in grado di intendere e di volere».

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