Crolla la Madonnina di Monte Mario Sgomento tra i fedeli della Capitale
Uno sguardo verso l'alto, su quella collina dove la Madonnina del Don Orione veglia sulla Capitale dal 1954 e la sorpresa: solo un piedistallo vuoto. L'allarme è scattato immediato. La statua di nove metri giaceva tra il tetto della piccola chiesa e un grande pino. Sono stati i romani ad accorgersi che qualcosa nel panorama di Monte Mario ieri mattina mancava. La «Maria Salus Populi Romani» sulla terrazza del Don Orione, che digrada sulla città non c'era più. Il piedistallo nudo lasciava presagire che il maltempo avesse portato via anche Lei. La Madonna dei romani, la statua dorata che dal 1952 protegge dall'alto la capitale e la sera illumina il cielo, è crollata per il maltempo e forse, spiega l'ingegnere dei vigili del fuoco Claudio Florio «anche per un cedimento preesistente alla base della struttura in ferro». L'allarme è scattato alle 7,30 del mattino quando Fabio, figlio di un noto fotografo, uscendo da casa ha rivolto come d'abitudine lo sguardo verso la Madonna e non l'ha trovata al suo posto. «Ci ha telefonato subito - dice don Savino Lombardi - E siamo andati a vedere. Per fortuna non c'era nessuno nella chiesetta sotto il basamento della statua. E questo, nonostante il dispiacere per il danno ci ha fatto sentire sollevati». La notizia del crollo si sparge in tutto l'istituto. Dai vari padiglioni del Don Orione arrivano alla spicciolata gli studenti dell'istituto di formazione professionale. Molti sono disabili e stanno in carrozzina, altri sono giovani che cercano un futuro migliore nella scuola di specializzazione. Allarmati, hanno visto arrivare i vigili del fuoco, la polizia del locale commissariato, i vigili urbani del XX gruppo. Ci sono anche le suore che guardano in silenzio la Madonnina che sembra appoggiata al tronco dell'albero che ne ha attutito la rovinosa caduta. A gruppi e da soli arrivano fedeli, residenti di zona, ex allievi. Come Giuseppe Rossi, presidente degli ex allievi. «Ero qua negli anni '50 - ricorda emozionato - Ero un ragazzino del Don Orione. Quando issarono la statua tutti gli allievi diederono una mano. Con la Madonna del Don Orione avevamo un rapporto particolare. Per noi questo istituto è stata la nostra famiglia». Intanto il cellulare di don Savino squilla senza pace. Chiama anche la segreteria del sindaco per informarsi sull'accaduto. Alemanno qualche ora dopo dichiara in una nota che si impegnerà affinchè « intervengano al più presto le istituzioni preposte al restauro della Madonna della Camilluccia, opera d'arte e simbolo di Roma. La statua - aggiunge il sindaco - voluta dai romani come voto alla Madonna per scongiurare il bombardamento della capitale, è firmata da uno scultore ebreo, Arrigo Minerbi: una vera e propria immagine di Roma capitale della Fede e della religione». Con il passare delle ore aumentano i visitatori e giungono anche gli altri responsabili dell'Istituto. Achille Morabito è il vicario generale. Al Don Orione è arrivato 40 anni fa quando era studente di ginnasio e sul piedistallo della statua saliva con altri ragazzi per vedere le partite dell'Olimpico. «La prima sensazione - dice il vicario - ci fa sentire come orfani. Questa Madonna ha visto lampi, tuoni e vento. Spero si possa restaurare. È un simbolo per tanta gente. A volta ci telefonavano per segnalarci che la luce era spenta». Poi il vicario si avvicina e osserva meglio la statua: «I segni sono importanti. Il volto è rimasto intatto e guarda verso terra. Viene da pensare che la Madonna ci voglia dare i tempi supplementari». Poco più in là don Savino Lombardi osserva con quanta delicatezza i vigili del fuoco spostano alcuni pezzi dopo aver effettuato i rilievi. Quarda la mano destra di Maria sul prato e sorride. «Vede? - dice - La mano che indicava il cielo adesso indica la Cupola di San Pietro». Un altro sacerdote che è li vicino ricambia il sorriso. E un raggio di sole arriva a scaldare quel pezzo di prato rimasto finora in penombra.