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Sfregiata con l'acido e rapinata

Rachele, la donna ferita con l'acido (Foto Gmt)

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«Mi hanno versato l'acido sulla testa e poi rapinata: capisco i soldi, non mi spiego lo sfregio, io non ho nemici, vado d'accordo con tutti». Rachele, 52 anni, ortofrutticola al mercato di Centocelle, sposata con un barista e madre di una ragazza, racconta quei minuti di terrore vissuti l'altra mattina presto nel suo garage a La Rustica, ostaggio di due balordi col volto mascherato e i guanti, attenti a non lasciare impronte digitali. Un'aggressione anomala, in cui la rapina non sembra il movente. I carabinieri della Compagnia di Monte Sacro, diretta dal maggiore Luciano Soligo, stanno indagando nell'ambito delle amicizie della donna. Lei è sdraiata sul divano della casa che era della madre, a Centocelle, con le garze che le coprono gli occhi, momentaneamente privi di vista: i medici del policlinico Umberto I le hanno detto che dovrà tenerle per tre giorni e poi sottoporsi a controllo e medicazione. È circondata dall'affetto della figlia, del fratello e di colleghi e amiche che vanno a trovarla. Ieri alle 5,10, dalle scale interne all'abitazione in via Dameta, nella quale vive col marito e la figlia, scende giù nel garage. «Quando alzo la serranda per uscire in strada e salire sul furgone parcheggiato - dice - mi trovo davanti due persone col volto coperto da passamontagna e i guanti. Mi costringono a mettermi a terra, in ginocchio. Uno di loro mi dice: "È una rapina, stai zitta, non urlare altrimenti ti ammazziamo". Vogliono i soldi: dico loro che nella borsetta ci sono circa mille euro: 600 per comprare la merce e gli altri per il banco. Mi vogliono mettere il nastro adesivo alla bocca. Io lo strappo, una, due volte. Allora mi picchiano. Li rassicuro: "Non grido, non grido". Ma non serve. Mi avvolgono il nastro adesivo attorno alla bocca 8-9 volte». E si capisce il perché. Comincia lo sfregio, prima della rapina, come se sfigurarla per vendicare chissà quale torto fosse il vero motivo dell'aggressione e la razzia il pretesto o il compenso magari pattuito con chi ha commissionato l'agguato: ma sono ipotesi. Uno di loro prende un barottolo di vetro dove hanno riversato la sostanza acida rossa (del tipo che si usa per sturare il lavandino) e glielo versano sulla testa colando sugli occhi della donna. Poi prendono i soldi e scappano. «Grido - continua Rachele - sento il liquido che scende sugli occhi e sulle labbra. Ho paura che i rapinatori abbiano chiuso il garage. Grido forte». Poco dopo accorrono i vicini che la liberano e avvisano i carabinieri. L'ambulanza la porta in ospedale, e in tarda mattina Rachele è nella caserm,a dei militari di Tor Sapienza, ripercorrendo col maggiore Soligo le scene da incubo.

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