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La farmacia cambia volto Analisi, infermieri e visite

Farmaci

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«Vede quella signora lì?», indica la dottoressa della farmacia di piazza Mazzini. «È nostra cliente da tanti anni e viene sempre qui a farsi misurare la pressione. Quello che stabilisce la nuova legge noi in gran parte già lo facciamo». Disposti a fare comunque di più? «Lo valuteremo una volta che avremmo avuto più informazioni al riguardo». Perplessi, ma anche incuriositi. I farmacisti romani si dividono sui nuovi servizi introdotti dal decreto legislativo approvato lo scorso 2 ottobre dal Consiglio dei ministri, e come ben si addice a una categoria che ha una professionalità acquisita nel tempo, richiamano la cautela nell'esprimere un giudizio, favorevole o contrario, troppo netto. Sia che ci si trovi in centro, come nel quartiere Boccea, al Tuscolano o all'Appio Latino, i farmacisti ci guardano un po' dubbiosi quando gli chiediamo se e come si stanno organizzando per accogliere le novità di una farmacia che guarda al futuro. «A parte che la legge è passata da pochi giorni – ci spiegano dalla farmacia di Prati – negli ultimi anni ci sono stati già tanti cambiamenti per la nostra categoria che vanno tutti nella direzione di prestare maggiori servizi al cittadino, e che sono stati da noi accolti positivamente. Lo sarà anche questo, ma ci vuole tempo». Perplessità? «Molte – ci risponde la dottoressa della farmacia in via Boccea, civico 41 – quando si dice che nella farmacia potranno essere effettuate analisi di prima istanza vuol dire anche che ci vogliono spazi adeguati, magari un laboratorio vero e proprio, ma soprattutto anche nuovo personale. Tutte cose che non possono certo farsi da un giorno all'altro e che implicano una serie di valutazioni». I dubbi vengono anche dalla possibilità di prenotare visite ed esami specialistici direttamente dal proprio farmacista di fiducia. «Sono operazioni che richiedono tempo – sentenzia un'altra dottoressa, questa volta della farmacia di piazza Irnerio, nel XVIII Municipio – e che lo sottraggono alla normale attività di vendita quotidiana. Significa dover assumere nuovo personale. Per carità, questo rientra in una valutazione generale di ampliamento dei servizi. In questa farmacia l'abbiamo già fatto, ad esempio, con un intero reparto dedicato alla salute e al benessere fisico, ma bisognerà valutare bene». Alla farmacia di piazza Vittorio Emanuele c'è maggiore apertura alle novità introdotte dalla legge. Qui la richiesta è di «avere maggiore informazioni al riguardo». Ma sui nuovi servizi «c'è la massima volontà a venire incontro alle esigenze del cittadino». Alla farmacia di via Tuscolana, invece, si chiedono chiarimenti sull'assistenza domiciliare integrata. «Quando si dice il farmacista sarà chiamato a collaborare con il medico di medicina generale per garantire e monitorare il corretto utilizzo dei medicinali – dice il giovane dottore – cosa si intende di preciso? Che dobbiamo andare a casa del paziente quando il medico di base non può farlo, o che dobbiamo verificare che il paziente prenda le medicine prescritte? Insomma, ci vorrebbe forse un po' più di chiarezza per capire le funzioni di ciascuna figura professionale». Dicono di saperne ancora poco e preferiscono al momento non rispondere alla farmacia di via Etruria e anche in via Angelo nel quartiere Alessandrino. Quando però chiediamo ai due dottori delle rispettive farmacie se c'è già stato qualche cliente che ha chiesto dei nuovi servizi la risposta è chiara: «Nessuno ad oggi anche perché non è che si sia fatta ancora molta informazione al riguardo». Nella farmacia di via Barrili sulla Gianicolense, invece, qualche anziano si è fatto già vedere e sentendo parlare di «nuovi servizi» si è mostrato interessato alla possibilità di controllare la glicemia nella propria farmacia di fiducia. Quanto all'eventualità ancora tutta da studiare, di aprire le farmacie ad altre professioni sanitarie come il podologo o il fisioterapista, il giudizio dei farmacisti interpellati è netto e si riassume nella frase di una dottoressa: «Forse stiamo un po' esagerando».

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