"È una rivoluzione che attendevamo"

È un traguardo importante, un grande passo avanti per la tutela del cittadino, ma anche dello sviluppo della professione del farmacista. Il presidente della Federazione dell'Ordine dei Farmacisti Italiani (FOFI) Andrea Mandelli, è sicuro che i nuovi servizi che potranno erogare le farmacie pubbliche e private vanno nella direzione giusta rispetto a una società moderna e al passo con i tempi. Nessun dubbio dunque, presidente Mandelli, sulla nuova legge? «Vorrei fare, se mi permette, innanzitutto una premessa. La Federazione ha iniziato questo percorso nel 2006 con il documento sulla professione, e da allora si è impegnata perché gli obiettivi indicati in quel documento fossero raggiunti. Oggi possiamo dire che abbiamo ottenuto un risultato importante per le farmacie di comunità, ma soprattutto per i cittadini che potranno godere di un ampliamento dei servizi all'interno delle stesse farmacie». Cosa cambia esattamente per il cittadino che si reca in farmacia? «Potrebbe cambiare molto. Le faccio un esempio pratico. Sono disponibili i vaccini per l'influenza A, il medico lo prescrive a un paziente che lo va ad acquistare in farmacia. A lei non piacerebbe trovare all'interno della stessa farmacia una persona specializzata in grado di iniettarglielo? Ma faccio anche l'esempio di un ragazzo che si rompe una gamba, che non può certo stare un mese in ospedale, ma che ha comunque bisogno di essere assistito. Questa assistenza può trovarla in farmacia». Non si rischia di sminuire in questo modo la figura del medico? «Assolutamente no. Il medico non viene affatto sostituito, non è questo l'intento della legge, semmai viene aiutato nella sua importante funzione». Dalla nostra inchiesta emerge però che non pochi farmacisti sono perplessi dalle nuove regole introdotte e manifestano dubbi, ad esempio, sulla possibilità di ricavare un laboratorio all'interno della farmacia per svolgere nuove analisi o di assumere nuovo personale per far fronte ai nuovi servizi. Cosa risponde a questi suoi colleghi? «Indubbiamente i cambiamenti vanno metabolizzati e gli italiani faticano in genere ad accettare le novità. Se mi parla nello specifico di idoneità dei locali o del problema dei costi entra in gioco un altro ragionamento, ma non credo sia questa la sede opportuna per affrontarlo. Posso solo dirle che ho molta fiducia nella professionalità dei farmacisti italiani e penso che con una informazione adeguata coloro che esprimono oggi delle perplessità saranno in grado di valutare presto i vantaggi di un simile cambiamento». Secondo lei, invece, i cittadini come reagiranno? «Direi bene, ma per essere più preciso la rimando al prossimo 21 ottobre quando presenteremo a Palazzo Torlonia l'indagine sull'atteggiamento di cittadini e istituzioni rispetto ai nuovi servizi sociosanitari erogati in farmacia». Un'anticipazione? «Il cittadino vuole fortemente questa svolta».