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Tv digitale, corsa a ostacoli

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Inutilizzati i contributi per i decoder e antenne troppo vecchie

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Il 20 novembre l'analogico sarà oscurato e la Capitale passerà al digitale. Il conto alla rovescia per adattare i televisori alla ricezione del nuovo segnale è partito, ma le antenne più vecchie che non sono state revisionate negli ultimi anni resteranno escluse. A segnalare il problema sia il Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) che l'associazione delle emittenti per il digitale (Dgtvi). Il presidente Corecom Francesco Soro ricorda che la questione è stata sollevata anche dopo il passaggio al digitale di Rai2 e Rete4 avvenuto il 15 giugno (lo «switch over», ovvero la fase di transizione in vista dello «switch off», lo spegnimento definitivo dell'analogico che nel Lazio avverrà tra il 16 e il 30 novembre): «Gli antennisti hanno segnalato che molte antenne, in gergo "umide", sono vecchie e non perfettamente integre. Vanno cambiati i filtri o nei casi peggiori devono essere sostituite perché ricevano il segnale nitidamente». «Molti impianti non sono centralizzati e sono vecchi anche di 20 anni - spiega il presidente di Dgtvi Andrea Ambrogetti - stiamo ancora aspettando una convenzione della Regione con gli antennisti per le revisioni». Per quanto riguarda il versante dei decoder, attualmente quattro famiglie su cinque ne hanno uno (integrato o esterno). A giugno solo il 40% dei laziali era pronto, oggi siamo all'80%. Ma gli incentivi all'acquisto degli apparecchi sono ancora largamente inutilizzati. Per usufruire dello sconto di 50 euro bisogna avere più di 65 anni, un reddito inferiore a diecimila euro e pagare il canone Rai. «Ad oggi sono stati utilizzati solo 15 mila contributi su 130 mila disponibili», dice Ambrogetti. Infine c'è il nodo delle frequenze. In tutto saranno una cinquantina e devono ancora essere assegnate. «I ritardi danneggiano le emittenti locali - spiega Soro - che non hanno potuto ancora investire e pubblicizzare il canale su cui trasmetteranno».

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