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«Il via libera del Consiglio comunale alla nuova convenzione tipo è una buona notizia che aspettavamo da tempo

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L'ediliziaprivata finalmente si sblocca. Potranno essere portati avanti interventi per almeno 10 miliardi di euro nei prossimi 5 anni, pari a 12 milioni di metri di cubatura realizzabile e a 200 mila nuovi posti di lavoro». Sul volto di Eugenio Batelli, presidente dell'Acer (Associazione costruttori edili romani) si legge soddisfazione. Prima la sentenza del Consiglio di Stato che ha legittimato il nuovo Prg del Comune. Poi l'approvazione della Convenzione tipo. «Ora - dice Batelli - resta il nodo dei 32 Piani di zona e dell'housing sociale. Bisogna trovare la quadra anche su questo». A che punto siamo, presidente, con i Piani di zona? «Per 10 aree il Comune è già arrivato a un accordo per gli espropri. Altri 10 sono in una fase avanzata. Per i restanti si è ancora lontani». Con i Piani di zona si riuscirà a venire a capo dell'emergenza abitativa? «Daranno un grande contributo, ma la richiesta di abitazioni sul territorio capitolino non si esaurirà nei Piani. Quando si parla di emergenza abitativa ci si riferisce sia alle necessità delle famiglie con punti 10 nelle graduatorie per l'assegnazione di un alloggio, sia ad altre tipologie di persone. Penso a chi è separato o agli studenti, per esempio». Quali tipologie beneficeranno dei Piani di zona? «Nei Piani di zona è prevista la realizzazione di circa 5700 alloggi destinati all'affitto permanente a prezzo convenzionato (Erp), alloggi di edilizia agevolata come le case 167 e gli articoli 11». Sono ipotizzabili interventi per trasformare uffici pubblici in residenze? È auspicabile tentare anche questa strada per risolvere l'emergenza abitativa? «No. I Piani di edilizia residenziale sono la strada più veloce». Perché? «Intanto bisogna distinguere tra interventi in periferia e nella città storica». Si spieghi. «Mettiamo il quartiere Prati con il suo ormai "consolidato" equilibrio tra differenti destinazioni d'uso. Ci sono cioè già tot appartamenti per tot uffici per tot strade e servizi pubblici. Un ambito urbano che non può essere stravolto. Si tratterebbe inoltre di abitazioni che per la loro localizzazione avrebbero costi finali non compatibili con l'edilizia economica popolare. In periferia il discorso cambia e si può parlare di riqualificazione di alcune aree, soprattutto quelle nate spontaneamente negli '50 e '60 senza alcuna logica urbanistica. Demolire e ricostruire ha però un costo maggiore che costruire da zero». Ma non ci sono incentivi? «La Regione prevede per la demolizione e la ricostruzione premi di cubatura del 35%. Ma con questa percentuale non sempre si raggiunge l'equilibrio economico dell'intervento, soprattutto se si tratta di edifici abitati, dove l'esigenza di spostare temporaneamente nuclei familiari aumenta notevolmente i costi». Quindi affrontare l'sos casa in questo modo sarebbe un'impresa epica? «Direi impossibile. I Piani di edilizia residenziale pubblica restano l'unica soluzione». Se quel 35% diventasse 50% le cose potrebbero cambiare? «Sarebbe maggiormente incentivata la sostituzione edilizia. È una delle battaglie che sta portando avanti l'Acer». Nei giorni scorsi ha fatto molto rumore la questione stadi, in particolare la proposta della Sensi. Le pare una cosa fattibile? «Tutto si può fare, se si fa con buonsenso. Certo non è pensabile costruire "anche uno stadio". Sicuramente è ammissibile la realizzazione di complessi turistico-sportivi dedicati alle società di calcio». Sulla questione è intervenuto il Mibac e c'è stato un botta e risposta Alemanno-Giro a cui è subito seguita una tregua armata. «Su questa polemica non voglio entrare. Mi interessa piuttosto ribadire un concetto già espresso dall'Acer sul vincolo posto su 5400 ettari dal ministero dei Beni Culturali nell'area compresa tra Ardeatina e Laurentina. Andremo fino in fondo. Non permetteremo l'imposizione di vincoli su materie di competenza regionale. In questi anni è stato fatto insieme alla Regione e al Comune un grande lavoro per arrivare a una pianificazione che rispettasse le esigenze e le peculiarità ambientali, architettoniche e archeologiche della città. Non possiamo tornare indietro come i gamberi. Sotto questo aspetto il Nuovo piano regolatore è intoccabile. Per l'Acer è una questione di principio».

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