Blitz nelle case della camorra
Un pezzo di Tor Bella Monaca, a Roma, era diventato come Scampia, a Napoli. C'erano microtelecamere ai citofoni, cancellate sulle scale e porte blindate per spacciare più sicuri, complicare i blitz delle forze dell'ordine e facilitare l'eventuale fuga. Nelle case-rifugio, fuori popolari e dentro di lusso, di proprietà del Comune e gestite dalla Romeo, abitavano nomi e cognomi importanti della camorra. Ieri mattina i carabinieri hanno buttato giù queste trincee criminali e hanno arrestato tre persone, accusate di detenzione e spaccio di droga: Raffaele Moccia (il capo clan era già finito in un'inchiesta del Ros del gennaio scorso), una donna campana rimasta anonima per motivi d'indagine, e un ragazzone africano del Gambia. Inoltre, cocaina, eroina e hashish sequestrati (20 grammi) e sei denunciati per occupazione abusiva di edificio pubblico. Dalle 7,30 sopra e attorno le Torri-alveare di via dell'Archeologia si è mosso un piccolo esercito: un elicottero dell'Arma, 80 militari, anche quelli del Reggimento Lazio, e unità cinofile. Tutti coordinati dal capitano Giuseppe Iacoviello, sotto la regia del colonnello Rosario Castello, rispettivamente comandante della Compagnia e del Gruppo Frascati. All'opera anche due squadre dei vigili del fuoco e gli addetti Ama. La prima mossa l'hanno fatta mesi fa i militari della stazione di Tor Bella Monaca. Sapevano che alle Torri si spacciava droga, ma non si erano mai viste le inferriate sui pianerottoli, tracce di signori che avevano trasformato zone libere e legali in fette di territorio illegali e conquistate con la forza. Se le porte degli spacciatori erano l'una accanto all'altra la cancellata veniva sistemata davanti a questi due appartamenti lasciando liberi gli altri. Se invece in tutti e quattro abitavano i «compari di merende», allora l'inferriata blindava l'intero piano, lasciando un filo di pavimento per consentire di salire a quello superiore. Ieri i carabinieri hanno rimosso quindici cancellate, tutte nello stesso comprensorio R5, al civico 90, anche se i controlli e le trenta perquisizioni hanno riguardato pure i civici 103, 64 e 24. A un piano i militari hanno trovato mattonelle del pianerottolo cambiate, "abbellite", e incassata nel muro una scultura a rilievo raffigurante un condottiero sulla biga romana, espressione di potenza e coraggio. I carabinieri dicono ai pompieri di tagliare i telai dei cancelli. Dietro le porte si sente vociare: gli spacciatori lavorano fino alle 4 di notte, per cui alle 7 dormono. Anche sui citofoni alle porte i signori Moccia hanno fatto qualche modifica installando una piccola telecamera. Bussano con insistenza. Alle fine aprono. . Poi la domanda. Come mai i cancelli? Rispondono loro: «Perché abbiamo paura dei ladri». I militari cercano nelle stanze, anche in cucina, e trovano: la droga, la lampada per scaldarla e manipolarla più facilmente e la pressa per confezionare le dosi. Più ventimila euro in una piccola cassaforte sopra un armadio. Intorno c'è il lusso: tv a cristalli liquidi, computer di ultima generazione, pezzi d'arte. Secondo i carabinieri, la lavorazione della droga era una catena fai-da-te. Da dietro le inferriate gli spacciatori rifornivano di dosi i loro "manovali" di quartiere, i quali scendevano in strada e le vendevano. In caso di intrusi le inferriate ritardavano l'ingresso dello scocciatore e davano tempo per gettare la roba nel bagno di casa. Le indagini continuano.