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Statue parlanti: ora il Facchino pare un lord

Inaugurazione restauro della Statua Parlante

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Con il Facchino di via Lata sono finora due le statue parlanti restituite al decoro e alla cittadinanza dopo decenni di incuria e abbandono. Con la "remise en forme" dell'Abate Luigi di piazza Vidoni inaugurato in pompa magna con l'assessore capitolino alla Cultura Croppi e il Sovraintendente comunale Umberto Broccoli, anche per il Facchino di via Lata è il momento della notorietà. Più che meritata perché, nonostante si trovi in un piccolo vicolo, il Facchino è statua parlante e preziosa fontanella pubblica dalla quale sgorga l'acqua di Roma, o meglio del sindaco, considerata una delle migliori al mondo. «Innanzitutto un grazie all'Associazione abitanti centro storico che sono dei volontari straordinari - ha esordito il prof. Umberto Broccoli, Sovraintendente comunale - Il Facchino testimonia il vecchio mestiere degli acquaioli rimasto in vita fino all'800, quando l'acqua del Tevere si beveva e veniva portata fin dentro le case più modeste come quelle di Campo Marzio. Gli acquaioli - ricorda Broccoli - facevano una buca nella rena fluviale e raccoglievano l'acqua». L'iniziativa del restauro conservativo delle statue parlanti di Roma si deve all'Associazione abitanti centro storico, agli sponsor privati e naturalmente al Comune e ai vertici della Sovraintendenza. Un'amalgama ben riuscito visti i risultati su una piccola ma significativa parte dell'immenso patrimonio artistico della capitale. Una collaborazione destinata a proseguire con il restauro di altre due statue parlanti come Madama Lucrezia in piazza San Marco e il celebre Pasquino, alle quali il popolo romano affidava messaggi satirici contro i potenti di turno. In particolare il restauro di Madama Lucrezia, l'unica signora del gruppo di sculture, è in corso d'opera ma sembra richiedere più tempo del previsto. Del resto è notorio che le donne per "farsi belle" impiegano più tempo di un uomo. Dell'Abate Luigi abbiamo scritto più volte raccontando la storia che lo vuole console romano nel corpo e sagrestano nel volto mentre il Facchino riserva più di una sorpresa. Anticamente via Lata si chiamava via della Fontanella proprio per la presenza del Facchino che, a distanza di secoli, mantiene ancora un alone di mistero. Si racconta, ad esempio, di una antica iscrizione andata perduta che identifica il Facchino con un tale Abondio Rizzo, "uomo di fatica", famoso per le sue proverbiali bevute nelle osterie della zona. C'è poi un'altra versione. Il Facchino sarebbe un'acquaiolo nel tradizionale costume cinquecentesco dell'Università degli acquaioli. Un'altra storia invece riferisce che il Facchino omaggiato dalla fontanella, sarebbe morto di un colpo apoplettico sotto il peso di due barili di vino. Ci fu anche chi ipotizzò che quel Facchino fosse in realtà Martin Lutero. Tra tante suggestioni, leggende e tradizioni sappiamo che la scultura attribuita a un disegno di Jacopino Del Conte fu realizzata intorno al 1590. Ma forse a definire in modo esemplare le statue parlanti di Roma fu il tedesco Theodor Sprenger che nel suo «Roma nova» del 1660, afferma che «Pasquino è destinato ai nobili. Marforio (la statua parlante in Campidoglio), è dei cittadini mentre il Facchino appartiene alla plebe».

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