Sa di avere il cancro, affoga la figlia disabile e si uccide
Cinque anni fa il cancro gli aveva portato via la primogenita. E ora lo stesso male ha colpito anche lui, il padre che aveva dovuto farsi forza per la moglie Maria e l’altra figlia di 47 anni, Graziella, disabile dalla nascita. Ma di fronte alla nuova diagnosi la vecchia roccia è crollata. È un dramma della disperazione l'omicidio-suicidio, consumatosi ieri mattina in un condominio di via Bellegra, nel popolare quartiere Prenestino, dove un uomo di 73 anni, Luigi Silvestri, ha affogato la figlia disabile, forse nel lavandino, e poi si è gettato dal balcone al quinto piano, nel palazzo dove abitava con la famiglia, mentre la moglie era a fare la spesa. Il primo ad accorrere è stato il barista. «Era mezzogiorno, stavo qui dietro il bancone quando ho sentito un tonfo fortissimo. Pensavo fosse un vaso di fiori invece era il signor Luigi» racconta Fabio, titolare del Bar Agosta. Fabio si è trovato davanti ad una scena raccapricciante. «Luigi è caduto prima sull'albero - dice con sgomento - e poi è rimbalzato su una macchina parcheggiata davanti al mio bar». Ha capito subito che c'era poco da fare. «Ma ho telefonato lo stesso al 118 ed è arrivata anche la polizia, ma Luigi è morto mentre lo portavano via, era una bellissima persona, e la sua era una famiglia modello. Purtroppo la disgrazia della figlia prima, e della sua malattia dopo, l'hanno portato a questo estremo gesto». La famiglia Silvestri era «gente semplice» che aveva continuato a essere «gentile» e a «sorridere» nonostante le «disgrazie», al Prenestino Luigi e Maria li conoscevano tutti. «Una coppia formidabile, qui in zona erano stimati da tutti. Io sono nata qui, e li ho visti sempre con il sorriso in volto», dice una vicina di casa. «Da quando è nata la figlia le sono stati sempre vicini - continua commossa la signora - genitori così magari esistessero al mondo. La portavano in braccio perchè non poteva muoversi. Quando il signor Luigi trovava occupato il suo posto riservato per handicap non ha mai litigato con nessuno. Era una famiglia di brava gente. E pensare che 5 anni fa avevano perso l'altra figlia, Sandra, che era malata di tumore». Anche il prete s'inchina. «Erano una coppia eccezionale. Quando ho visto Luigi in terra, morente, l'ho assolto. Lo dico da prete, erano dei santi» racconta il parroco della chiesa Ss. Sacramento, in Largo Agosta, davanti al palazzo da cui Luigi si è lanciato nel vuoto. «A Natale e Pasqua venivano sempre in chiesa e io davo un pezzetto di Ostia alla figlia Graziella, anche se S. Paolo dice che bisogna volerlo, io l'ho fatto lo stesso. Gli avevo consigliato di prendere una badante, che li sollevasse un po' da questo peso».