Al Verano vietate le lapidi multicolor
Il filo diretto con la cronaca di Roma. Potete inviare lettere, commenti e segnalazioni a questo indirizzo e-mail (clicca qui), al numero di fax 06/675.88.324 o via posta a Il Tempo - Lettere, piazza Colonna 366 - 00187 Roma. Chissà se i defunti del Verano riposeranno sonni tranquilli. Qualcuno forse no. Memori di scandali passati, tra tombe abbandonate a se stesse, teschi rinvenuti e speculazioni non ben identificate, di storie attorno al cimitero storico della capitale ce ne sono fin troppe. L'ultima riguarda le lapidi da loculo. Sembra che da circa un mese sia molto più complicato ottenere il nulla osta. Per quale motivo? Forse incomprensioni tra Ama e Polizia Municipale o per timore da parte della Soprintendenza del Comune che l'aspetto del cimitero venga stravolto. Fatto sta che al momento i cittadini faticano ad ottenere il nulla osta anche per una lapide di un semplice loculo, i marmisti non lavorano quasi più e sono pronti a insorgere. Basta fare un giro per il cimitero per accorgersi degli abusi. Tra le pareti di lapidi monocrome con ne spiccano delle altre che non "c'azzeccano nulla", magari marroni o nere, tra una maggioranza di bianche. Soprattutto ai riquadri 80 e 81 (zona Tangenziale) e al riquadro 166. Il problema principale sorge quando la tipologia delle lapidi non lascia spazio alle nuove epigrafi, per cui c'è chi ha deciso di cambiare modello, aspetto e colore, scavalcando l'iter burocratico. Ma cambiare totalmente vuol dire anche cancellare foto antiche e decorazioni d'altri tempi, ecco perché la Sovrintendenza di Stato e del Comune sono intervenute. E "i trasgressori" rischiano multe oltre i 30mila euro. A conferma della situazione è la circolare del 23 settembre che il Ministero per i Beni culturali ha inviato ai servizi cimiteriali e alla polizia municipale. Nel testo si parla «modalità da concordarsi con i competenti uffici». E ancora: «le lapidi apposte sui loculi che non abbiano più di cinquant'anni, possono essere sostituite, quando rotte o fatiscenti o quando non sia possibile il restauro delle stesse, con altre identiche per forma, dimensione, materiale e iscrizioni. Quelle da sostituire dovranno essere comunque fotografate e documentati i lavori di smontaggio». I marmisti dal canto loro vogliono capire "di che morte devono morire" (si fa per dire), visto che il lavoro è quasi bloccato dalla burocrazia. Domani pomeriggio al Gabinetto del Sindaco si dovrebbe tenere una riunione con Vigili, Ama, marmisti e tutti gli altri addetti ai lavori. Ma il direttore dei servizi cimiteriali del Verano, Vittorio Borghini, rassicura: «L'area va tutelata perché sottoposta a vincoli di salvaguardia, il rilascio dei permessi è una grande responsabilità. I cittadini hanno il diritto di modificare le lapidi, ma devono farlo nel rispetto dello stile e dei vincoli. L'Ama sta effettuando numerosi controlli nell'area, con l'ausilio dei volontari dell'associazione dei Carabinieri e della Polizia Municipale». Sarà, ma la situazione è quasi al collasso. La lettera - Vorrei segnalare un fatto un po' strano. Una mia amica sta avendo non pochi problemi per ottenere il nullaosta per la lapide del loculo di suo padre, seppellito di recente. La stanno sottoponendo a un balletto di competenze e lunghe attese, tra Ama e Soprintendenza. Lei, già affranta per la perdita del proprio caro, non credeva di dover affrontare nuovi ostacoli, solo per poter completare una degna sepoltura a suo padre. Ha anche saputo che i marmisti del Verano sono sul piede di guerra. Ma cosa sta accadendo? Perché è così difficile ottenere una semplice autorizzazione per una normalissima lapide funerea? Noi romani non ci meritiamo tutto questo. Giacinta Paradisi