Trastevere e Aurelio le zone più imbrattate
Se si passeggia per Trastevere il "tag", vale a dire la firma sui muri di un certo Lucas, tornerà familiare nel giro di poche decine di metri di strada. Colorata di nero, ma a volte anche di rosso, viola, giallo, spicca a caratteri cubitali, spesso in solitaria. Tratto diverso, ma ugualmente ben visibile, quello di Max che in zona Nomentana riduce i muri ad un'unica grande macchia di vernice multicolore. Poi c'è Pax, che ha imposto la sua firma sui palazzi del quartiere Aurelio, Sten che attacca gigantografie su quelli di San Lorenzo e Reps che deturpa le facciate degli edifici di via Tiburtina. Ma c'è anche chi, come Lex, dipinge senza precisi confini: il suo "tag" è al Tiburtino come al Flaminio o a Cola Di Rienzo. A Roma non esiste praticamente più quartiere che non sia stato deturpato dal passaggio di vandali armati di bombolette spray che agiscono spesso al calar del sole e colpiscono indistintamente abitazioni, strade pubbliche, monumenti, ville e palazzi storici. Ci sono però zone dove i writer si accaniscono di più e con maggiore intensità. A Battistini, ad esempio, ogni muro è segnato da una qualche scritta che unisce senza quasi mai interrompersi una strada all'altra e non risparmia facciate dei palazzi e serrande dei negozi. Lo stesso succede al Nomentano, su via Cassia o Corso Francia. Alla Tuscolana, forse, è ancora peggio: scovare un muro libero dai segni dei writer è come cercare un ago in un pagliaio. E non è soltanto opera di giovani organizzati che scrivono e parlano un linguaggio incomprensibile ai più. Ci sono interi quartieri, Ostiense e Testaccio per citarne due tra i più colpiti, presi d'assalto da giovani di sinistra che lanciano i loro slogan politici a colpi di vernice nera. Al contrario Trieste e Vescovio sono dimora privilegiata dei writer di destra. Anche in questo caso disegni e scritte hanno a che vedere con la politica. Se ci sposta, invece, nelle zone cosiddette "in", Prati o Parioli, ciò che accomuna writer e graffitari sono le frasi d'amore. Cuori, promesse eterne o speranze di essere ricambiati sono impresse sui muri delle strade, dei palazzi, perfino delle panchine pubbliche e dei cartelloni pubblicitari. E nelle zone "degli innamorati" è entrato a far parte da qualche tempo di diritto anche Ponte Milvio dove oltre ai ben noti lucchetti e alle scritte d'amore, si fanno spazio sui muri delle vere e proprie incisioni, opera di taglierini e oggetti acuminati. Le scritte sempre più spesso prendono di mira anche monumenti, resti archeologici, statue. E non risparmiano scuole e facciate degli ospedali. Emblematico il caso dell'ospedale oftalmico di piazzale degli Eroi le cui facciate sulla piazza sono state di recente pulite e rimesse a nuovo dopo anni di incuria e già tornate piene di scritte nere. Proprio come è accaduto al liceo Mamiani e al Giulio Cesare.