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Luce, acqua e rifiuti: le tasse che non pagano

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L'occupazioneall'ex scuola «8 Marzo» è praticamente esentasse. E non è certamente l'unica. I conti li pagano gli altri. Dal settembre scorso, il Comitato organizzativo interno chiederebbe agli ospiti un contributo di 150 euro a testa per «le spese vive». Le indagini della Procura, partite dopo le denunce di alcuni ex "inquilini", hanno portato all'arresto di sei persone, accusate proprio di aver preteso illegalmente soldi dagli occupanti (almeno da quelli che hanno denunciato), che invece sono stati incassati - sostiene l'accusa - per personale tornaconto dei cinque (è un'ipotesi di reato). A parte questo, comunque, è certo che nella scuola le bollette non le paga nessuno. Gli ispettori Acea hanno tentato tre volte di entrare nella struttura. Ma non ci sono riusciti. Dicono che è stato impedito. Hanno solo verificato l'allaccio abusivo agli interruttori, ma non hanno potuto sigillarli, neanche quando il 14 settembre c'è stato il blitz dei carabinieri per eseguire le perquisizioni e i cinque ordini di custodia cautelare. Nel 2009 in tutta Roma l'Acea ha scoperto circa un centinaio di allacci abusivi in edifici occupati da chi non aveva un tetto sopra la testa. Lo stesso discorso vale per l'acqua: tutti la consumano, nessuno la paga. Più complesso il capitolo spese legato alla raccolta rifiuti dell'Ama. L'Azienda manda il bollettino a chi al Catasto risulta proprietario della struttura. Nel caso dell'ex scuola, titolare è il Comune di Roma. C'è però un particolare. L'edificio era una scuola. E per gli istituti di proprietà comunale l'Ama si comporta in questo modo: il 66 per cento delle spese è a carico del Comune, il 33% alle casse scolastiche. E per l'«8 Marzo» i conti pare non siano cambiati. Fab. Dic.

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